Milano
Violenza di genere, non stiamo imparando niente: le giovani generazioni sono anche peggio
I preoccupanti dati del Tribunale di Milano: il 62% dei condannati ha meno di 41 anni. L'aumento più netto tra i 22 e i 31 anni. Roia: “Il patriarcato si trasmette. Serve un’educazione strutturata per prevenire la violenza”

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Violenza di genere, non stiamo imparando niente: le giovani generazioni sono anche peggio
Aumentano i giovani condannati a Milano per reati legati alla violenza di genere. I dati aggiornati al 30 settembre 2025 dal Tribunale di Milano mostrano che il 62% dei colpevoli ha tra i 18 e i 41 anni, in crescita rispetto al 58% registrato l’anno precedente. In termini assoluti, le persone condannate sono state 751 nell’ultimo anno, l’89% delle quali di genere maschile e il 61% italiane.
La fascia più rappresentata è quella tra i 31 e i 41 anni (30,4%), ma l’aumento più netto riguarda i giovani tra i 22 e i 31 anni, che oggi costituiscono il 14% del totale. Crescono anche i casi tra i 18 e i 21 anni, con 52 imputati, pari al 6,7%.
Roia: "Il patriarcato si trasmette alle giovani generazioni: una cultura che persiste"
“Questo è un dato che mi preoccupa molto – ha dichiarato il presidente del Tribunale Fabio Roia – perché significa che la cultura patriarcale viene trasmessa anche alle giovani generazioni. La mia e quelle intermedie sono cresciute respirando la cultura del patriarcato, in cui l’uomo dominava nel contesto sociale. Evidentemente questa cultura persiste, altrimenti non vedremmo ancora comportamenti che soffocano la libertà delle proprie compagne”.
L'importanza di una educazione strutturata
Per Roia, il problema affonda le radici in un deficit educativo e culturale. “Serve un’educazione strutturata con programmi che insegnino l’uguaglianza di genere e il rispetto del femminile, in alleanza tra famiglia e scuola”, ha affermato. Allo stesso tempo, un segnale positivo arriva dalle denunce delle giovani donne tra i 18 e i 25 anni, cresciute del 2% rispetto all’anno scorso. “Vuol dire che le ragazze iniziano a riconoscere prima i segnali di violenza e si rivolgono alle reti di supporto”, ha spiegato Roia.
Il nodo del sommerso tra le donne straniere che non denunciano
Resta invece critico il dato sulle cittadine straniere, in particolare nordafricane, tra le quali il numero delle denunce resta molto basso. “Stiamo cercando di affrontare il problema anche con le autorità consolari – ha sottolineato Roia – per far emergere un fenomeno che spesso si accompagna a un doppio isolamento: la scarsa conoscenza della lingua italiana e la dipendenza dall’uomo coinvolto”.
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