Auto elettriche in Italia: immatricolazioni a +82% nel 2025, ma il ritardo rispetto all’Europa pesa - Affaritaliani.it

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Auto elettriche in Italia: immatricolazioni a +82% nel 2025, ma il ritardo rispetto all’Europa pesa

Il mercato BEV cresce in Italia con 29.668 immatricolazioni nel primo quadrimestre, ma la quota resta al 5%. Germania, UK e Francia corrono, noi inseguamo.

Il mercato italiano dell’auto elettrica prova a rialzare la testa. E lo fa con numeri finalmente incoraggianti.

Dopo mesi di incertezza e crescita a singhiozzo, i dati del primo quadrimestre 2025 raccontano una dinamica in forte accelerazione: le immatricolazioni di auto 100% elettriche (BEV) in Italia sono cresciute dell’82,2% rispetto allo stesso periodo del 2024, passando da 16.286 a 29.668 unità. Un rimbalzo che riaccende l’interesse sul segmento, anche se il percorso verso una reale penetrazione resta ancora lungo e accidentato.

La quota di mercato delle elettriche nel cumulato gennaio-aprile si attesta al 5,07%, in decisa crescita rispetto al 2,76% dello stesso periodo dell’anno scorso, ma comunque molto al di sotto dei principali mercati europei. Solo nel mese di aprile le immatricolazioni BEV sono state 6.646, più che raddoppiate rispetto alle 3.159 di un anno prima, con una quota del 4,76%, in leggero calo rispetto a marzo ma comunque su livelli inediti per il mercato italiano.

Il risultato è ancora più significativo se considerato nel contesto generale di un mercato auto che, nel complesso, cresce appena del 2,64% ad aprile, ma rimane in calo dello 0,6% nel cumulato quadrimestrale. Il passo avanti dell’elettrico, quindi, non si inserisce in una fase euforica per il settore, ma anzi in un momento di stagnazione. Il segnale che emerge è chiaro: qualcosa sta cambiando nella domanda, anche se in modo non uniforme e ancora troppo debole per parlare di vera svolta.

A trainare questa ripresa sono principalmente i modelli entry level, quelli che iniziano a posizionarsi sotto i 30.000 euro – spesso grazie anche a formule di leasing agevolato – e che intercettano un pubblico giovane, urbano, in cerca di soluzioni sostenibili ma realistiche. Tuttavia, l’offerta resta ancora troppo sbilanciata verso l’alto, con un numero limitato di veicoli nelle fasce di prezzo più accessibili, in particolare nei segmenti A e B, dove le auto a benzina o ibride restano largamente dominanti.

Il parco circolante elettrico italiano, al 30 aprile 2025, raggiunge quota 303.924 vetture, un dato importante che testimonia un lento ma continuo processo di elettrificazione. Ma se si alza lo sguardo verso il resto d’Europa, la distanza diventa evidente. A marzo – ultimo mese per cui si hanno dati completi – la Francia ha registrato una quota BEV del 18,18%, la Germania del 17,01%, la Spagna del 6,98% e il Regno Unito del 20,75%. L’Italia, nello stesso mese, si è fermata al 5,17%.

Questo gap non si spiega solo con la domanda interna, ma anche con fattori sistemici: assenza di un piano incentivante stabile, infrastrutture di ricarica ancora disomogenee sul territorio, ritardi normativi e un tessuto industriale che si sta adattando lentamente alla nuova mobilità. Le auto elettriche sono ormai parte del paesaggio urbano delle principali città europee, mentre in molte province italiane rappresentano ancora un’eccezione.

C’è però un dato interessante da osservare: anche il comparto dei veicoli commerciali elettrici mostra segnali di vitalità. Furgoni e camion BEV superano il 3,3% di quota di mercato, con i veicoli sopra le 3,5 tonnellate che nei primi quattro mesi dell’anno hanno già superato i volumi dell’intero 2024. Segno che la transizione avanza anche dove le esigenze operative sono più severe, e che le aziende stanno cominciando a scommettere sulla trazione elettrica anche per la logistica leggera e pesante.

Nel frattempo, la Germania registra oltre 113.000 immatricolazioni BEV nel primo quadrimestre, per la prima volta superiori a quelle dei diesel. Un traguardo che evidenzia la direzione intrapresa dal primo mercato europeo, e che rischia di lasciare indietro l’Italia, se non si agisce con decisione.

Per colmare il divario servono scelte strutturali, non più interventi spot o incentivi temporanei. Il tema della mobilità elettrica non può più essere considerato un segmento di nicchia, ma un asset strategico per il rilancio industriale e ambientale del Paese. Servono politiche chiare per le flotte aziendali, incentivi pensati per i privati a basso reddito e soprattutto una rete infrastrutturale capillare, che metta in condizione tutti – non solo chi vive nei grandi centri urbani – di fare il passaggio all’elettrico senza penalizzazioni.

In sintesi, l’Italia mostra finalmente segnali concreti di risveglio, ma resta ancora un passo indietro rispetto all’Europa. Il primo quadrimestre del 2025 si chiude con numeri positivi, che fanno ben sperare. Ma è solo il primo tratto di una maratona che, senza una visione industriale e strategica, rischia di vedere il nostro Paese tagliare il traguardo troppo tardi. O peggio, restare ai margini di una rivoluzione già iniziata altrove.