Auto e Motori
Fleet aziendali in stand-by: il nuovo fisco blocca il rinnovo dei parchi auto
Secondo l’Instant Survey “Caro Fisco ti scrivo”, quattro aziende su dieci hanno deciso di prolungare i contratti attivi senza rinnovare le auto a causa della nuova normativa sui fringe benefit. Incertezza fiscale e rincari mettono in crisi la transizione

Un clima di cautela e preoccupazione serpeggia nel mondo della mobilità aziendale italiana.
Da gennaio 2025, l’entrata in vigore della nuova normativa fiscale sui fringe benefit sta costringendo molte aziende a fare un passo indietro sulla sostituzione del parco auto. Più di quattro aziende su dieci hanno scelto di prolungare i contratti attuali, rinviando ogni decisione di rinnovo. Lo rivela l’Instant Survey “Caro Fisco ti scrivo”, condotto su un campione di 98 Fleet e Mobility Manager, presentato durante la 11a edizione del Fleet Motor Day svoltasi tra Roma e Vallelunga.
L’impatto economico è già visibile. La scelta del Governo di penalizzare fiscalmente le vetture a combustione tradizionale in favore di elettriche e plug-in ha generato incertezza, tensioni e, soprattutto, rallentato le dinamiche di rinnovo che rappresentano da sempre uno dei pilastri dell’automotive italiano. Una frenata che, secondo gli operatori del settore, rischia di danneggiare l’intera filiera.
Fringe benefit, la stretta fiscale cambia le regole del gioco
Il nuovo sistema fiscale sui fringe benefit aziendali ha introdotto una maggiore tassazione per le auto a benzina e diesel, penalizzando al tempo stesso le full hybrid. Un contraccolpo difficile da assorbire per molte aziende, che da anni costruiscono la propria car policy su un equilibrio fra esigenze operative e vantaggi fiscali. Oggi quell’equilibrio è stato stravolto.
L’analisi dell’Instant Survey fotografa un sistema immobilizzato: il 42% delle aziende ha congelato il rinnovo del parco auto, prolungando i contratti in essere. Solo l’11% ha scelto di rinegoziare i contratti con le società di noleggio per passare a veicoli più vantaggiosi dal punto di vista fiscale. Le rimanenti realtà si trovano in una sorta di limbo decisionale, attendendo chiarezza normativa prima di investire nuovamente sulla mobilità.
Lunga transizione e pochi incentivi: cambiano car list e strategie
Se il presente è in stallo, il futuro si presenta altrettanto incerto. Il 60% dei Fleet Manager coinvolti nello studio ha dichiarato che nei prossimi mesi modificherà le car list e le politiche aziendali sulle auto, mentre il 10% è pronto a bandire del tutto le auto termiche. Solo il 20% manterrà inalterata la composizione attuale della flotta.
Il segnale più allarmante arriva dalla risposta alle domande sui costi: per il 25% aumenteranno i canoni di noleggio, per il 23% cresceranno le lamentele dei dipendenti e per il 20% i costi di ricarica rappresenteranno un nuovo fronte critico. Solo una piccola percentuale – l’8% – crede che questa manovra darà realmente impulso all’elettrificazione delle flotte.
Luca Zucconi, del Comitato Scientifico di LabSumo, ha commentato: “La normativa sui fringe benefit ha generato un clima di grande incertezza. Le aziende saranno costrette a ridurre il welfare destinato ai dipendenti per sostenere il costo superiore delle auto, aumentato del 20-30%”.
Le full hybrid perdono centralità
Tra le vittime della nuova normativa figurano anche le vetture full hybrid, a lungo considerate il compromesso ideale tra sostenibilità e praticità. Oggi sono colpite da un’imposizione fiscale simile a quella dei veicoli endotermici e, per questo, sempre meno attrattive per le aziende.
Il 33% dei Fleet Manager intervistati ha dichiarato che le escluderà dalle future car list, mentre il 22% cercherà di mantenere le attuali in flotta il più a lungo possibile. Un ulteriore 22% continuerà a inserirle nelle scelte, ma con meno entusiasmo. Di fatto, questa categoria rischia di essere la più penalizzata, pur rappresentando una tecnologia matura e già diffusa.
Il settore auto aziendale in trincea: tra test, numeri e nuovi modelli
Il contesto di crisi non ha impedito agli operatori di ritrovarsi in occasione del Fleet Motor Day, evento clou del comparto, che ha visto la partecipazione di oltre 950 persone e 380 Fleet Manager, con più di 1.200 test drive effettuati tra pista e fuoristrada. Tra le novità in anteprima spiccava la nuova Audi A6 Avant, alla sua prima apparizione pubblica dopo la Milano Design Week.
Nei talk e panel, si è discusso del futuro della mobilità, delle tecnologie ADAS, dei modelli in arrivo e soprattutto dell’impatto della nuova fiscalità. A prendere posizione anche le associazioni di settore, come ANIASA e UNRAE, che hanno patrocinato l’iniziativa e lanciato un allarme condiviso.
“C’è una frenata evidente nelle immatricolazioni a noleggio – ha dichiarato Alberto Viano, Presidente ANIASA – e questo incide anche sulle entrate fiscali per lo Stato. Senza correttivi rapidi, il sistema rischia di implodere”.
Le Case auto cercano di rassicurare le aziende
Non sono mancate le reazioni da parte dei costruttori, con toni rassicuranti e aperture al dialogo. Antonella Bruno, Country Manager di Stellantis Italia, ha ricordato che il cliente B2B è “al centro della strategia del gruppo”, con una quota del 32,9% nel primo trimestre 2025 nel mercato business italiano, in crescita rispetto allo scorso anno. Un segnale importante di fiducia e solidità.
Anche Fabrizio Faltoni, Presidente e AD di Ford Italia, ha sottolineato la necessità di “rimodulare detraibilità e deducibilità sulla base delle emissioni reali”, orientando gli incentivi verso un’elettrificazione graduale ma efficace. “Oggi offriamo nove veicoli elettrici e sei ibridi – ha aggiunto – un pacchetto pensato per ogni tipo di impresa e flotta”.
La mobilità aziendale italiana cerca risposte
Il quadro che emerge è quello di un comparto sospeso tra la necessità di evolvere e il timore di non poterlo fare in modo economicamente sostenibile. Le flotte rappresentano da anni un volano per il rinnovamento del circolante, ma la mancanza di chiarezza normativa rischia di congelare proprio uno dei segmenti più reattivi alla transizione ecologica.
Senza un’adeguata riforma fiscale che tenga conto delle reali esigenze operative delle imprese, la spinta all’elettrificazione potrebbe trasformarsi in un boomerang pericoloso: meno sostituzioni, più veicoli datati in circolazione, minore sicurezza, minore efficienza ambientale. Una battuta d’arresto che nessuno, né lo Stato né le aziende, può permettersi.