Auto e Motori
In Italia le vendite dell'auto elettrica non decolla, in agosto - 23,39%


Motuis-E, ad agosto 2021 sono state immatricolate 4.961 unità
Ad agosto 2022 i veicoli completamente elettrici BEV, così come i veicoli PHEV, immatricolati nel mese sono in calo rispetto ad agosto 2021 (rispettivamente -29,7% e -17,1%) in un mercato totale che recupera il 10%, nel mese tipicamente con il minor tasso di immatricolazioni.
Rimane comunque il crollo di immatricolato da gennaio ad oggi, che rispetto al 2021 fa registrare un -20,5% per le BEV, in linea con il calo del -18,3% del mercato auto totale.
L’Italia rimane sola tra i Paesi europei con cui ci confrontiamo (Belgio, Francia, Germania, Olanda, Spagna e UK) ad avere una quota di mercato dei veicoli BEV in calo nei primi 7 mesi (-19,7%), negli altri la quota sale di un valore che oscilla dal +13% della Germania (che conta ormai circa 200.000 BEV immatricolate da inizio anno) al +81% del Belgio, nonostante in tutti i Paesi il total market sia in calo. Questo segnale rende i dati negativi dell’Italia ancor più preoccupanti.
La programmazione delle politiche di supporto negli altri Paesi sostiene il mercato delle auto elettriche nonostante le contingenze geopolitiche comuni a tutti gli Stati europei.
Ricordiamo, a chi dice che la colpa delle basse immatricolazioni è di una rete di ricarica pubblica inadeguata che non invoglia gli utenti ad acquistare i veicoli elettrici, che i numeri del confronto Europeo in realtà smentiscono questa lettura. L’Italia ha più punti di ricarica per veicolo circolante elettrico del Regno Unito, della Francia, della Germania e della Norvegia, ha un livello di potenza media degli stessi più alto della media Europea e di Germania, Francia, Svezia e Spagna. Anche in termini di punti di ricarica pubblici per 100.000 abitanti, quindi senza considerare la penetrazione di mercato dei veicoli elettrici, l’Italia è avanti rispetto alla Francia che conta nel 2022 una quota di mercato di auto BEV oltre il 12% (rispettivamente 49 e 44 punti di ricarica ogni 100.000 abitanti).
É evidente quindi che continuare a dare la responsabilità alle infrastrutture di ricarica di una crescita di veicoli elettrici più lenta nel nostro Paese rispetto ad altri Paesi europei non è sano. C’è da crescere sul numero di infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico, con più di di 40.000 punti di ricarica ad alta potenza da installare con fondi PNRR entro il 2026 e accelerando sui bandi per la ricarica lungo le autostrade, c’è da semplificare l’installazione di punti di ricarica privati e c’è da crescere con il numero di veicoli elettrici (anche per poter far stare in piedi il business delle ricariche, visto che non le installa lo Stato gratis ma società private che investono fondi propri).
Purtroppo, in Italia si discute ancora sulla inevitabilità della mobilità elettrica e sul suo contributo alla lotta al cambiamento climatico, in un momento in cui invece dare una direzione è fondamentale: gli altri Paesi Europei hanno già intrapreso una strada chiara e non fare “nessuna scelta”, dietro la bandiera della neutralità tecnologica, ha un impatto negativo enorme. Ci auguriamo che il prossimo governo si impegni attivamente per cogliere le opportunità ambientali e industriali della transizione.