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Auto e Motori
Peterhansel e Cottret, il tris è servito e le Peugeot dettano legge

Ecco Belen! Come dire, strade disordinate, senso di isolamento e caos, come spesso accade in queste lande decentrate. Si salvano i vigneti, tocco di raffinata intraprendenza, della Ruta del vino a Sud di Cafayate. È delirio, dilagante e contagioso per “el Dakar que pasa” lungo il grande alveo del fiume in secca.

Lo spettacolo è eccezionale. La auto si vedono arrivare da lontanissimo, annunciate dalla scia di polvere e dalla loro inequivocabile… musica. Missili al centro del fiume che non c’è e la Dakar si conclude per un giorno sull’immenso rettilineo di un autodromo naturale.

Stephane Peterhansel e Jean-Paul Cottret rompono l’orizzonte per primi, dopo aver volato per tutta la lunga “speciale”, oltre 370 chilometri velocissimi e insidiosi, senza una sola sbavatura. Aprendo la pista, rimanendo in testa dal primo all’ultimo chilometro e recuperando quel ritardo che alla vigilia “monsieur Dakar” aveva considerato come una sfida da vincere il più presto possibile.

Sette minuti o poco più, trasformati nel bersaglio del giorno, per la terza vittoria dei “detentori” in questa edizione della Dakar.

Nuovamente due Peugeot in testa alla corsa ed ecco che quelle distanze che si erano profilate sin dai primi giorni del Rally sono ristabilite.

Resta immutata la struttura della classifica generale. Al termine della decima tappa Carlos Sainz e Lucas Cruz, con la 3008 DKR Maxi numero 303, ottengono il terzo posto assoluto alzando il ritmo e scuotendo la classifica nella seconda parte della “speciale”. Sainz e Cruz rafforzano la loro leadership e allungano di nuovo.

Tutto ciò all’indomani del discusso episodio  che ha rotto la pace del riposo ritrovato con l’annullamento della nona tappa. Il matador era stato “giudicato” e si era visto penalizzare di 10 minuti per un presunto contatto con il pilota di un Quad.

Anche questa operazione, perfettamente riuscita, ha il sapore del regolamento di conti e vale come promemoria. O come monito generale. Come dire, attenti, non è facile battere le Peugeot DKR, neppure facendo ricorso al “tavolino”.

Allora daccapo. Sainz resta al di sopra degli inseguitori con un vantaggio di 50 minuti sul secondo, in questo caso Peterhansel. La vecchia storia è regolata, la prima “non Peugeot” è di nuovo abbondantemente oltre l’ora.

Un’altra tappa, forse la più difficile e dura, certo la più rischiosa per tipologia di terreni e di navigazione, va in archivio. Probabilmente prima che tutti gli equipaggi siano registrati al controllo di arrivo di Belen passeranno ancora molte ore.

Nessun timore, la 3008 DKR Maxi #308 di Cyril Despres e David Castera, da qualche giorno assistenza e ombra buona del duo di testa, è a Belen.

Meno 4. È la volta della Belen-Chilecito e della fornace di Fiambala. Molto più che un test, l’icona della Dakar argentina si profila all’orizzonte come una tra le tappe chiave della Dakar, la più terribile e infernale dell’ultimo decennio.

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