Abu Omar, la Cassazione attacca la Consulta: un "nero sipario" per salvare il Sismi
E' stata "ineludibile" la decisione prosciogliere "perche' l'azione penale non poteva essere proseguita per l'esistenza del segreto di Stato", gli ex vertici del Sismi Niccolo' Pollari e Marco Mancini nell'ambito del processo sul sequestro dell'ex imam di Milano Abu Omar. Lo scrive la prima sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della sentenza pronunciata lo scorso 24 febbraio. Su questo processo, dunque, cala "il nero sipario del segreto", scrive la Suprema Corte, e "i ricorsi degli imputati diventano oggi, e solo oggi, fondati sulla forza dirompente, in quanto dilacerante ogni diverso tessuto decisorio finora assunto, del sopravvenuto ultimo 'dictum' del giudice del conflitto tra poteri". Il riferimento e' alla Corte Costituzionale, che lo scorso gennaio, ha accolto il conflitto, sollevato dal Governo contro le sentenze della Cassazione e della Corte d'appello di Milano, sui limiti del segreto di Stato.
La prima sezione penale della Cassazione definisce - in senso evidentemente critico - "decisamente innovativa" l'ultima pronuncia della Consulta sul segreto di Stato, in quanto "sembra abbattere alla radice la possibilita' stessa di una verifica di legittimita', continenza e ragionevolezza dell'esercizio del potere di segretazione in capo alla competente autorita' amministrativa" con "compressione del dovere di accertamento dei reati da parte dell'autorita' giudiziaria che inevitabilmente finisce per essere rimessa alla discrezionalita' dell'autorita' politica", il che "non puo' non indurre - si legge nella sentenza n.20447 depositata oggi - ampie e profonde riflessioni che vanno al di la' del caso singolo". La decisione della Consulta aveva infatti 'travolto' sia la sentenza con cui la Cassazione, nel 2012, aveva annullato con rinvio il non doversi procedere per segreto di Stato che nel primo processo d'appello era stato dichiarato nei confronti degli ex vertici del Sismi, sia il verdetto che i giudici milanesi, in sede d'appello-bis, avevano emesso condannando Pollari e Mancini rispettivamente a 10 e a 9 anni di reclusione.
Dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, "non resta che prendere atto che non residuano - conclude la Cassazione - e non possono residuare, prove esterne a quell''ampio perimetro cosi' inaspettatamente tracciato dalla sentenza ultima della Corte Costituzionale" e che "i pronunciati annullamenti da parte della stessa Consulta, pur formalmente aperti ad ulteriori conclusioni in capo all'Autorita' giudiziaria competente, cui e' rimesso l'esito finale, in sostanza chiudono 'ex se' il cerchio decisorio".