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Politica

Nessun rinvio. Il voto per la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi sarà mercoledì 27 novembre. Lo ha ribadito il presidente del Senato, Pietro Grasso perché "non si ravvisano gli estremi per una nuova convocazione del Consiglio di presidenza", come invece chiedevano i senatori di Forza Italia e Ncd che avevano posto la questione preliminare della violazione del segreto in occasione del voto finale alla Giunta lo scorso 30 ottobre.

Immediata la contromossa dei due gruppi ex Pdl che sulla questione si ricompattano: per far sì che mercoledì prossimo il Cavaliere venga 'cacciato' da Palazzo Madama è necessario riuscire ad archiviare martedì la legge di Stabilità mediante voto di fiducia al Governo? Ebbene, gli alfaniani non ci stanno. E, stando a quel che trapela, non voteranno la fiducia. I paletti di Grasso. "La questione è già stata dichiarata chiusa il 6 novembre - ha spiegato Grasso -. Non risulta che componenti della giunta per le elezioni abbiano rivelato elementi riferibili all'andamento dei lavori nella camera di consiglio" tali da inficiare la decisione a favore della decadenza.

Nessuno ha chiesto sanzioni disciplinari per i senatori collegati al web durante la camera di consiglio e, dunque, nel consiglio di presidenza non si è giunti a porre sul tavolo nessuna questione da votare. Grasso ha risposto poi ai diversi rilievi procedurali e regolamentari sollevati: "Se si fosse ritenuto di aprire un procedimento sanzionatorio, il Consiglio di Presidenza non avrebbe potuto deliberare seduta stante senza prima avere 'sentito' i senatori interessati. A tal fine il Presidente avrebbe dovuto convocare il Consiglio con la diramazione di un apposito ordine del giorno". Con la conseguenza che la mancanza di numero legale - con l'abbandono della riunione da parte del Pdl e della Lega - in consiglio di presidenza, di fatto, non ha inciso sulla decisione

Non si e' parlato di legge di stabilita' oggi durante la riunione del gruppo del Nuovo centrodestra alla quale ha partecipato anche il leader della neo formazione e vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano. Solo al termine dell'assemblea dei senatori il vicepremier, si apprende, si e' fermato per fare il punto della situazione con il presidente della commissione Bilancio, Antonio Azzollini, e il relatore della finanziaria Antonio D'Ali, insieme all'ex presidente del Senato Renato Schifani. Un mini vertice che e' servito unicamente a inquadrare lo stato dell'arte e nel quale, viene spiegato, non si e' affrontata la questione dell'ipotesi che il governo ponga la fiducia sulla legge di stabilita' soprattutto se legata ai tempi dei lavori dell'Aula.

"Certo - riferisce un senatore di Ncd - non possiamo portare troppo a lungo la discussione sulla legge di stabilita', ma per ora non ci sono le condizioni per porre la fiducia. Noi vogliamo che ci sia un confronto democratico, poi comunque decide il governo". In ambienti parlamentari del Senato viene dunque spiegato che sino all'ultimo momento utile si tentera' la mediazione sulla legge di stabilita'. La fiducia sarebbe 'l'extrema ratio' di fronte all'impossibilita' di trovare un'intesa. "In ogni caso - riferiscono fonti parlamentari - andra' prima chiusa la partita sulla legge di stabilita', poi si parlera' della decadenza di Berlusconi da senatore".

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