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Politica
Emilia Romagna, a Schlein la delega sulla prevenzione: la delibera che la inchioda
Elly Schlein, Irene Priolo e Stefano Bonaccini

Una canzone di Francesco De Gregori rammentava a un ragazzino che “un buon giocatore si vede dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia”. Due anni sono veloci ma giudicate voi il coraggio, l'altruismo, la fantasia di Elly Shlein da questi fatti incontrovertibili. Meglio ancora se con lei valutate anche Bonaccini e Priolo, (che da più anni sono lì) per i mancati interventi urgenti sul fiume Lamone in Romagna, che doveva essere messo in sicurezza, con una priorità definita “critical” e “alta”, l'assenza dei bacini di laminazione o casse di espansione sul fiume Santerno e tutto il resto che Affaritaliani ha mostrato. Questi sono fatti, non una calamità del fato. “Supercazzole volant scripta manent”.

Ce ne fosse uno che riesca a mettere in fila un discorso onesto e realistico sulle dinamiche e le responsabilità di governo del territorio regionale, che non ha mitigato i rischi, senza addurre la causa alla fatalità e alla meteorologia. Per un amministratore pubblico la messa in sicurezza dei propri cittadini viene prima di ogni altro impegno, soprattutto se si vive in una delle zone a più alto rischio idrogeologico del Paese. I cittadini emiliano romagnoli pensavano di esserlo, al sicuro, ma hanno scoperto a loro spese di no.

Stefano Bonaccini di fronte alle critiche delle opposizioni, che gli contestavano una mancata cura del territorio, ha addirittura dato lezioni di buon governo. Di basso profilo invece l'atteggiamento della Priolo che presenta la conta dei danni e le giustificazione tecniche dell'ente ma con motivazioni che convincono forse i militanti del Pd.

Come dice Schlein, hanno lavorato bene. Con tanti morti, territori abbattuti e mezza regione sott'acqua per 300mm di pioggia? E se lavoravano male?

Allora il presidente Luca Zaia in Veneto ha dei superpoteri di veggenza, è un mago, visto che è riuscito a prevedere un alluvione ben più pesante: ha impedito un’esondazione di massa, patita nel 2010, costruendo opere per 2,1 miliardi di euro, evitando così nel 2018 la devastazione della sua regione, anch'essa paludosa, quando è stata colpita da 715mm di piogge.

Il governo Meloni più che un Commissario all'alluvione deve nominare un Commissario alla chiaroveggenza contro il clima, con un potere altissimo e teocratico, quasi messianico.

Se dalla delibera della Regione si spiega chiaramente che Schlein ha il coordinamento interassessorile delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica gli incarichi della Priolo sono ancora più chiari: “Pianificazione, programmazione e gestione delle politiche integrate di sostenibilità ambientale. Pianificazione, programmazione e gestione delle politiche per la sicurezza territoriale, la protezione civile e la resilienza. Politiche per la riduzione del rischio sismico...Promozione e regolazione del controllo ambientale. Governo dei servizi pubblici locali ambientali. Gestione demanio idrico. Regolazione dell’attuazione delle autorizzazioni ambientali, delle procedure di valutazione ambientale di piani, programmi e progetti. Informazione ed educazione alla sostenibilità. Indirizzi per la gestione integrata delle zone costiere e la strategia del mare. Indirizzi e governo del sistema delle Agenzie: Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia (ARPAE), Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, Agenzia interregionale del fiume Po (AIPO)”.

Vi basta?

Ci vorranno almeno 10 anni, due legislature, e un sacco di miliardi per rimettere in sesto vite distrutte, territori devastati e tanti che non rivedranno le proprie case e i propri averi.

Diciamo però che la Schlein una mezza verità l'ha detta: la qualità dell'intervento degli ex compagni dell’Emilia Romagna non sono tutto merito suo. Ma come stimolare la chiaroveggenza in questi amministratori visto che non viene loro naturale?

In un vecchio film si raccontava come il comunista Mao Tse Tung stimolasse tra i compagni la crescita personale così: condannava gli intellettuali cinesi inadatti ad anni di lavori forzati, scavando montagne. “Non avevano scavato dentro di sé”, ora erano costretti a “scavare fuori da sé”.

Che il principio del compagno Mao possa essere utile anche agli ex comunisti dell’Emilia Romagna? Se Bonaccini, Schlein e Priolo, viste le cariche che hanno e lo stipendio preso, dovessero spalare il fango e zappare la terra da qui alle prossime due legislature rimettendo a posto la Romagna, cantando pure, “Romagna miaaaa, Romagna in fioreeee”, troverebbero la chiaroveggenza di Zaia?

DIssesto Emilia Romagna prove
 

DIssesto Emilia Romagna prove 2
 

 

 

 

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