Anche le colombe si dividono. Il retroscena
Di Tommaso Cinquemani

Il Consiglio Nazionale del Popolo delle Libertà si avvicina e tra le colombe iniziano i primi distinguo. La data del 16 novembre dovrà decretare la fine del Pdl e il ritorno a Forza Italia, svolta fortemente voluta da Silvio Berlusconi. I falchi, guidati da Raffaele Fitto, enfant prodige di origini pugliesi, spinge perché il passaggio avvenga il prima possibile e spera che il Cavaliere decida anche di mandare a casa il governo Letta. Le colombe invece vorrebbero che l'esecutivo delle larghe intese continuasse a lavorare. Ma rispetto al Cn il fronte non è affatto unito.
Uno dei punti cruciali è se presentarsi o meno al Consiglio nazionale. Una parte consistente degli alfaniani infatti vorrebbe disertare l'incontro romano e mettere Berlusconi difronte al fatto compiuto. Nuovi gruppi parlamentari alla camera e al Senato e la fondazione di un nuovo partito (non centrista e aderente al Ppe). Una posizione che non lascia spazio al dialogo.
Il vicepremier invece preferirebbe partecipare all'incontro del Consiglio Nazionale, pesarsi, e solo dopo decidere come comportarsi. La chiave di volta di questa architettura politica sta nel numero di firme che la proposta di Berlusconi saprà raccogliere. Per passare dal Pdl e Fi infatti servono il 75% di firme dei componenti del Cn. Falchi e colombe in questi giorni sparano numeri alti, convinti i primi di avere la maggioranza quasi totale, sicuri gli altri di avere almeno il 40%, la soglia necessaria per bloccare ogni decisione.
Di certezze non ce ne sono, ma andare al Cn con un numero esiguo di firme sarebbe la condanna delle colombe, meglio allora non presentarsi. Se invece il numero fosse maggiore è prevedibile gli alfaniani vorranno andare all'assemblea, se non per bloccare i lavori, almeno per mostrare la loro forza. Le due posizioni tra le colombe verranno discusse martedì, in un incontro di corrente. Ma è prevedibile che una decisione non verrà presa se non a ridosso di sabato 16.
@Tommaso5mani