Andrea Augello (Pdl) ad Affaritaliani.it: "Berlusconi si deve decidere"
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Senatore Augello, ci sono dei margini di manovra per salvare il governo Letta in vista del voto di fiducia di mercoledì in Parlamento?
"I margini ci sono, più che per salvare il governo, per varare la manovra fiscale. Il problema di fondo è che il rapporto col governo deve essere deciso a partire da una linea molto chiara del Pdl. Si può sia andare all'opposizione, sia fare un accordo per fare un governo che ci porti le elezioni a marzo facendo alcune cose. Si può fare anche un Letta bis se dall'altra parte c'è la disponibilità a tornare sulle decisioni fiscali. Il punto di fondo è che prima di andare a chiedere a Letta che cosa vuole fare dobbiamo decidere noi che cosa vogliamo fare".
Si riferisce alla spaccatura tra falchi e colombe all'interno del Popolo della Libertà?
"E' sotto gli occhi di tutti che il Pdl è andato sulle montagne russe negli ultimi mesi. Oscilliamo tra una rottura finale col governo e una assunzione di responsabilità. E' giunto l'ora di scendere dalle montagne russe e decidere in maniera definitiva che cosa vogliamo. Niente è peggio che rovesciare continuamente una strategia, si diventa incomprensibili agli elettori".
Quando ci potrebbe essere questo chiarimento all'interno del partito?
"Oggi alla riunione dei gruppi. Una volta decisa la direzione le cose vengono da sé. Anche perché le controparti speculano su questa incertezza e provano a costruirci sopra il loro successo elettorale".
Questa incertezza e queste divisioni sono dovute ad una lotta interna per accaparrarsi delle posizioni nella nuova Forza Italia?
"Chi deve decidere cosa fare è Berlusconi. E' ingeneroso ridurre tutto a un problema di qualche collega di partito che presume di fare il suo consigliere. Il Cavaliere non è una persona facilmente consigliabile. Dubito che si faccia portare in giro da persone come la Santanché o da Verdini. Il punto di fondo è che proprio lui deve mettere fine a questa oscillazione e fare una sua proposta conclusiva. Questo stop and go danneggia soprattutto lui".
In transatlantico si parla già di scissioni, sono possibili?
"Non credo sia probabile. Serve una linea definita che ci porti fuori da queste secche. Come conseguenza poi verranno anche definiti gli organigrammi del partito".
Sembra quasi che anche il Pdl abbia bisogno di un congresso…
"Questa discussione si svolge nell'assemblea di tutti i parlamentari ed equivale ad una elezione di partito. E' logico che le forze che sono protagoniste di questo momento di transizione abbiano un congresso permanente in cui cercando i ridefinirsi. Il problema del Pdl è che questo processo di risoluzione delle contrapposizioni interne troppo spesso si risolve su dei compromessi emotivi che nascono da un affetto sincero nei confronti di Berlusconi".
Lei è pronto ad andarsene dal partito se dovesse prevalere la linea dei falchi?
"Io ero contrario al Pdl, quando ero in An. Ero contrario alla soppressione delle primarie. Ero contrario alla ricandidatura di Berlusconi. Ero contrario alle lettere di dimissioni. Però sono sempre rimasto nel Pdl. L'importante è almeno sapere di essere in minoranza".
In molti si sono appellati ad Alfano come portabandiera dell'area moderata, è lui la persona che deve dialogare con Berlusconi per portare avanti queste istanze?
"Alfano è il segretario del Pdl, nonché vicepremier, ed è stato incaricato da Berlusconi della costruzione in profondità di un nuovo centrodestra. Quindi in una fase come questa è naturale che sia lui a dirimere una situazione che ci vede oscillare pericolosamente tra il sostegno al governo e la rottura".