Politica
Pd, Bonaccini si schiera con Schlein. La segretaria non ha rivali. Epurati i riformisti (nomi). Cresce l'ipotesi scissione
Domenica a Roma l'assemblea nazionale Dem

Resta fuori la minoranza riformista con Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Giorgio Gori, Filippo Sensi, Simona Malpezzi, Lia Quartapelle e altri
Grandi manovre all'interno del Partito Democratico in vista dell'assemblea nazionale di domenica 14 dicembre. La segretaria Elly Schlein si rafforza, visto che si allarga ancora la maggioranza dem a sostegno della leader. L'area che fa riferimento a Stefano Bonaccini dovrebbe ufficializzare già oggi l'ingresso in maggioranza. In attesa dell'assemblea nazionale di domenica a Roma è stata fissata una riunione dei membri dell'assemblea eletti a sostegno di Bonaccini.
"Vogliamo condividere il passaggio insieme. Non vogliamo scegliere da soli", si spiega. Già nella riunione di Montepulciano - evento promosso da chi ha sostenuto Schlein sin dal congresso ovvero Areadem di Dario Franceschini, la sinistra di Andrea Orlando e gli ex-Art.1 di Roberto Speranza (che vuol dire Pierluigi Bersani) - la maggioranza pro-Schlein si era ampliata ai neo-ulivisti come Anna Ascani e Marco Meloni ed altre personalità dem come Gianni Cuperlo, Dario Nardella e Debora Serracchiani. Nelle prossime ore l'ulteriore allargamento all'area Bonaccini. Resta fuori solo la minoranza dei riformisti con Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Giorgio Gori, Filippo Sensi, Simona Malpezzi, Lia Quartapelle e altri.
L'ingresso in maggioranza dell'area Bonaccini non dovrebbe, al momento, prevedere una 'contropartita' in termini di nuovi assetti in segreteria dove attualmente la componente è rappresentata da Alessandro Alfieri (che ha sposato la scelta di Bonaccini) e Davide Baruffi. Insomma, Schlein probabilmente non avrà nemmeno bisogno di primarie e di un congresso anticipato per blindarsi, ormai la sua maggioranza nel massimo organo del partito è amplissima.
Resta sullo sfondo il nodo del referendum confermativo della riforma costituzionale della giustizia voluta dal governo Meloni. Se dovesse vincere il SI' alla separazione delle carriere sarebbe certamente un duro colpo per la segretaria che però ormai ha in mano tutto il partito con la decisione di Bonaccini e di una fetta dei suoi di schierarsi con la leader del Nazareno. A questo punto la minoranza moderata e riformista, di fatto epurata dalle prossime liste elettorali per le elezioni politiche del 2027, anche in base all'esito del referendum di marzo sulla giustizia potrebbe decidere lo strappo.
Uscire dal Pd - visto che Schlein vuole far passare la modifica dello statuto per essere l'unica candidata Dem alle primarie di coalizione - e formare un movimento-partito di sinistra moderata che si ispiri all'Spd tedesca e non schiacciato sulla Cgil di Maurizio Landini con l'obiettivo di candidare alle primarie di coalizione la sindaca di Genova Silvia Salis. Un gioco di divisioni che alla fine potrebbe favore il leader del M5S Giuseppe Conte che avrebbe già l'appoggio di Alleanza Verdi Sinistra.
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