Usa, affondo del Pd: "Meloni apre la strada a cedimenti nel negoziato, altro che pontiere" - Affaritaliani.it

Politica

Usa, affondo del Pd: "Meloni apre la strada a cedimenti nel negoziato, altro che pontiere"

Intervista all’eurodeputato Dem Brando Benifei

Di Alberto Maggi

"Serve la schiena dritta e la volontà di negoziare ma non vedere le nostre regole messe in discussione"


"Giorgia Meloni ha incontrato il presidente Trump ma non mi pare abbia ottenuto altro che complimenti e impegni da parte dell’Italia. Certamente è giusto tenere relazioni bilaterali efficaci ma come chiarito dalla Commissione europea siamo ancora molto in “alto mare” rispetto a un accordo sui dazi". Lo afferma ad Affaritaliani.it l’eurodeputato del Pd Brando Benifei, Presidente della Delegazione per i Rapporti con gli Stati Uniti dell’europarlamento.

"Io stesso con gli interlocutori americani ho raccolto una sostanziale incertezza sulla strada da percorrere: con questo negoziato si vogliono ottenere migliori condizioni tariffarie o spingere l’Europa a cambiare la propria legislazione per ridurre le tutele per consumatori, lavoratori e piccole e medie imprese? Non è chiaro probabilmente neanche ai negoziatori americani, perché l’ultima parola spetta al presidente. Per questo serve la schiena dritta e la volontà di negoziare ma non vedere le nostre regole messe in discussione, la salubrità di ciò che mangiamo o la sicurezza dei prodotti che diamo in mano ai nostri figli non possono essere negoziati con i dazi per le automobili".

"In questo contesto - sottolinea Benifei - non mi pare che Meloni possa vantare un ruolo di pontiere particolarmente significativo, né sul commercio e neppure sul tema Ucraina, al massimo da quello che abbiamo visto potrebbe essere la leader europea che apre la strada a cedimenti nel negoziato, avendo ad esempio firmato una dichiarazione congiunta con la Casa Bianca in cui affermava la necessità di tutelare le imprese tecnologiche americane da possibili “discriminazioni”, che è il tipico linguaggio contro la tassazione e la normazione europea delle big tech. Ma mi auguro che tutto ciò non accada, non sarebbe nell’interesse dell’Italia e se ne rendono conto anche le nostre imprese e classi dirigenti", spiega l’eurodeputato del Pd.

Infine i primi cento giorni di Trump alla Casa Bianca. "I primi 100 giorni di Trump sono stati densissimi di avvenimenti e hanno mostrato chiaramente l’idea di fondo di questa presidenza: portare indietro l’orologio del mondo e tornare a una divisione del pianeta in sfere di influenza, superando un ordine multilaterale basato sul diritto. Ovviamente ciò avviene in modo graduale e parziale ma costante: l’abbandono dell’Accordo di Parigi sul clima e dell’organizzazione mondiale della sanità, l’atteggiamento nei confronti dell’Ucraina vista quasi come un ostacolo per un confronto fra potenze con la Russia, il fastidio per l’Unione Europa, baluardo dell’ordine internazionale per sua natura e interesse, sono tutti sintomi di una precisa volontà di costruire un nuovo equilibrio. Bisogna fare i conti con tutto questo, dialogando ma avendo sempre a mente i nostri interessi", conclude Benifei.

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