Politica
Berlinguer? La sua politica archiviata 11 anni fa da Fassino

Con una lunga lettera al "Corriere della Sera", donna Bianca Berlinguer è stata molto critica sul procedimento disciplinare, avviato, e poi interrotto, nei confronti di un redattore dell' "Unità", Massimo Franchi, per aver scritto 2 tweet. In uno ha detto :"E' molto renziano sostenere che Berlinguer sbagliasse sulla "questione morale" e sull'Eurocomunismo e che, invece, dovesse allearsi con Craxi".
La direttrice di "Tele Kabul", di curziana memoria,
ha sostenuto che il pensiero e l'attualità dell'attività di suo padre (1922-1984) vadano valutati, politicamente, anche rispetto all'azione del PD.
Bianca ha ragione nel bocciare l'azione disciplinare dei responsabili del giornale, fondato da Antonio Gramsci (1891-1937), ma ha dimenticato un elemento significativo : gli aspetti più importanti della segreteria di Berlinguer furono bocciati, ben 13 anni fa, non da Matteo Renzi, che aveva 28 anni, bensi' da Piero Fassino, allora segretario dei ds, dalemiano, nel libro "Per passione".
All'epoca, il volume fu definito una vera e propria requisitoria nei confronti dell'ultimo Enrico e una celebrazione di Craxi (1934-2000). Scrisse l'attuale Sindaco di Torino : "Bettino interpretò le domande di dinamicità di una società, che cambiava, e chiese alla politica di stare al passo. Il PCI, invece, vide nei cambiamenti un'insidia anziché un'opportunità". In pratica : il leder socialista ebbe il merito di capire che la centralità delle lotte operaie aveva fatto il suo tempo, che il conflitto di classe era una patologia distruttiva, che la "modernizzazione" imponeva alla sinistra di riconoscere la centralità delle imprese e di farsi carico delle "compatibilità" del capitalismo.
E Fassino- ribattezzato da Giampaolo Pansa "il Secco"-fu, duramente, attaccato, sulla "Rivista del Manifesto", da Rossana Rossanda, che oggi ha 92 anni e che era stata espulsa dal "partitone rosso", nel 1969, con Lucio Magri (1932-2011), Aldo Natoli (1913-2010), Luigi Pintor (1925-2003) e Luciana Castellina.
"Condivido il fastidio di Aldo Tortorella-scrisse Rossanda, che aveva fondato il gruppo e il giornale "Il Manifesto", diretto da Pintor, grande giornalista, sardo come don Enrico e suo cugino, don Francesco Cossiga (1928-2010)-per la liquidazione di Berlinguer, in nome della superiore modernità di Craxi, effettuata da Piero Fassino nel suo libro. Della "modernizzazione" il segretario del PSI avrebbe capito tutto, mentre Berlinguer nulla, morendo di una sorta di crepacuore politico, sotto il peso dei suoi errori, ultimo la difesa della scala mobile".
Molto dura con Piero, "la ragazza del secolo scorso" (cosi' la ex dirigente del PCI intitolò la sua biografia) aggiunse :"Non è una discutibile revisione del passato, è un'operazione politica sul presente, rivolta a quella parte dei DS, che è renitente alla confluenza nel PD di Veltroni, in gestazione, cara, invece, alla destra diessina, che è la stessa che ostacolò l'ultimo Berlinguer, quando arretrò dalla solidarietà nazionale".
"Certo, l'idea che Berlinguer s'era fatta della Dc, e forse dell'intera scena politica e sociale italiana, era sbagliata. Non ebbe nemmeno il tempo- concluse Rossanda, anche lei molto critica sulla linea del PCI di don Enrico- il tempo di ripensarla, travolto come fu dall'aggressione capitalistica e dall'iniziativa craxiana. Quando andò ai cancelli della Fiat, era troppo tardi. E quando alzò la bandiera del referendum contro la riforma della scala mobile, lui, che non aveva creduto in altri referendum, invece vinti, perse...".
Quanto all'insistenza sulla presunta "superiorità morale" dei progressisti, che sarebbe inquinata dall'imbarco dei seguaci di don Denis Verdini nella maggioranza Renzi-Alfano, i dirigenti del M5S e gli esponenti della sinistra del PD non dovrebbero limitarsi alla riproposizione della storica intervista sulla questione morale, che il successore di Luigi Longo (1900-1980) rilasciò all'allora direttore di "Repubblica", Eugenio Scalfari, il 28 luglio 1981. Dovrebbero ricordare che il segretario più noto della storia del PCI, Palmiro Togliatti (1893-1964), ebbe un'ostinata propensione alle soluzioni condivise, che considerava l'essenza della democrazia parlamentare. E, dopo la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo, egli collaborò con tutti gli altri partiti alla stesura delle regole e della Costituzione...
Insomma, "Il Migliore" passò, con disinvoltura e un pizzico di cinismo, dall'obbedienza a Stalin, in politica estera, alle "larghe intese", 70 anni prima del "patto del Nazareno" tra Matteo Renzi e nonno Silvio Berlusconi che, nel 2014, era il leader del partito anche di Denis Verdini, uno dei tessitori dell'accordo...