E se Berlusconi fosse condannato? ‘Il Pd va in frantumi’. Ecco perché

Il Pd si trova a sperare che Berlusconi venga assolto. Per il bene del Paese, ma soprattutto per il bene dei democratici stessi. L'ex tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, contattato da Affaritaliani.it, è sicuro: "Se il Cavaliere viene condannato il Pd rischia l'implosione". Già, perché se Berlusconi dovesse finire in carcere i 'suoi' falchi faranno dichiarazioni di fuoco, scenderanno in piazza, grideranno al golpe democratico, ma alla fine torneranno nei ranghi. La verità è che nonostante tutto a Berlusconi conviene stare al governo, in una posizione di forza, piuttosto che tornare alle urne. Anche perché il Presidente Napolitano lo ha fatto capire in più di una occasione: le elezioni sono da escludere. Si aprirebbero così le porte ad un governo Pd-M5S, un incubo per il Pdl.
Nessuno però può prevedere come reagiranno le anime interne al Pd. C'è da scommettere che alcune correnti, magari quella renziana o dei giovani turchi, non accetteranno di stare al governo con un condannato e alla prima occasione utile (magari il voto sulla legge di stabilità) faranno saltare il banco. Ufficializzando così la fine del governo Letta, ma anche quella del Pd, che a quel punto si troverebbe spaccato in due.
“La giustizia e i tribunali stanno da una parte, la politica dall’altra. Quindi non capisco perché dovremmo implodere come dice Sposetti”. Sandra Zampa, onorevole del Pd e portavoce di Romani Prodi, è convinta che il Pd e il governo supereranno senza scossoni la sentenza del processo Mediaset. “La giustizia deve fare il suo corso e noi dobbiamo fare il nostro. Non c’è rischio di implosione se uno non mescola impropriamente le due questioni. Berlusconi se la vedrà in tribunale. Non è compito del Pd occuparsi del suo destino giudiziario. Se viene condannato vorrà dire che il Senato si pronuncerà, come è giusto che sia. Se non viene condannato rispetteremo in ogni caso la sentenza”.
Fin qui le questioni di principio. Ma in politica, si sa, non valgono solo quelle. Fondamentali saranno le decisioni prese dalla Direzione democaritca su tempistiche e regole del Congresso. Se infatti, per fare un esempio, il ruolo di segretario del Pd e quello di candidato premier dovessero coincidere, allora nel partito la temperatura si alzerebbe. Per fare un nome a caso, Matteo Renzi, probabile candito alla segreteria, potrebbe pensare di accelerare i tempi, per avvicinare le elezioni (un governo con i 5Strelle sarebbe da escludere). Se invece i due ruoli fossero separati ci sarebbe più tempo, per il governo… e per il Pd.