Bersani e Berlusconi presidenti, poi governissimo

La direzione del Partito democratico di oggi ha sancito un nulla di fatto. Passa la linea di Bersani: continuare con le aperture al Movimento 5 Stelle sulla base di otto punti programmatici condivisi. Ma da Beppe Grillo i no arrivano uno dietro l'altro. Di fare un governo con il Pd o di dargli la fiducia, anche su un programma condiviso, proprio non ha alcuna voglia. E allora che cosa succederà da qui ad un mese, quando Napolitano dovrà nominare il Presidente del Consiglio?
Si va delineando uno scenario che nelle sedi di Pd e Pdl hanno appena il coraggio di sussurrare. Eleggere Berlusconi alla presidenza del Senato e Bersani a quella della Camera. L'ipotesi non è così peregrina, anche se richiede una buona dose di coraggio. Se non si vuole tornare alle urne ed evitare che i mercati facciano a brandelli l'Italia, quello che occorre (e che Napolitano ha più volte auspicato sotto traccia) è un esecutivo di larghe intese, magari di durata variabile. L'ostacolo più grande sulla strada sono i due leader: Berlusconi e Bersani.
ll Cavaliere non ha alcuna voglia di farsi da parte come abbiamo visto l'anno scorso, quando per poche settimane si pensò che potesse passare la mano ad Alfano o aprire alle primarie. La sua è una necessità: ha troppe cause pendenti per potersi 'pensionare'. Ma potrebbe sfruttare proprio il fatto di non avere condanne definitive per farsi eleggere. Certo c'è da superare la ventennale repulsione della sinistra. Il Cavaliere è talmente odiato dalla sinistra che la sua sola presenza in una stanza farebbe ribollire il sangue nelle vene ai democratici.
E Bersani? La sua sconfitta alle urne, perché tale è stata, lo ha delegittimato all'interno del partito e all'esterno. Durante la Direzione gli animi non si sono accesi, ma al Congresso di ottobre il segretario non uscirà vivo. Non ha neppure la forza elettorale per creare un suo governo. La soluzione migliore è che si ritagli un ruolo di primo piano alla Camera, come Presidente. In questo modo i due partiti potrebbero riavvicinarsi e cooperare per la costruzione del governissimo. E a chi Napolitano affiderebbe lo scettro del comando? Passera ha risposto con un sibillino "chi può dirlo" sul suo futuro in politica e non ha voluto commentare l'ipotesi, sollevata da Grillo, che lo vedrebbe come 'naturale' premier di un futuro governo di larghe intese.