Politica

Bonus ristrutturazioni: un meccanismo criminogeno che prosciuga lo Stato

Di Giuseppe Vatinno

Le responsabilità di Giuseppe Conte sul bonus ristrutturazioni

Il Bonus ristrutturazioni di Conte congegnato per generare truffe

È vero che la politica dei Cinque Stelle è sempre stata legata al populismo più sfrenato ma le due misure che hanno caratterizzato il mandato di Giuseppe Conte sono state il reddito di cittadinanza e i bonus per le ristrutturazioni. E se il reddito è stato varato dal governo giallo – verde in cui c’era pure la Lega, il secondo è stato varato in quello giallo – rosso, in cui c’era il Pd. Il primo provvedimento ha dato adito a truffe limitate, peraltro a titolo personale. Si è trattata di una misura demagogica per prendere voti, un vero e proprio scambio tra i cittadini, soprattutto al Sud dove la misura ha avuto grande successo con conseguente successo elettorale per il Movimento.

Invece il meccanismo dei bonus sembra essere stato congegnato per generare truffe seriali e di altissimo importo, come già si accorse il governo Draghi, peraltro sostenuto anche dai pentastellati con mirabile coerenza politica. L’allora ministro dell’Economia del governo Draghi, Daniele Franco, ebbe a dire: “Resta fondamentale evitare ulteriori truffe che sono tra le più grandi che questa Repubblica abbia visto". Draghi invece disse: "Quelli che oggi più tuonano sul superbonus, che dicono che queste frodi non contano, che bisogna andare avanti lo stesso... beh, questi sono alcuni di quelli che hanno scritto la legge e hanno permesso di fare lavori senza controlli. Se siamo in questa situazione è perché si è costruito un sistema che prevedeva pochissimi controlli. E se il superbonus oggi rallenta è per i sequestri deliberati dalla magistratura per questioni fraudolente per 2.3 miliardi. Ma naturalmente le somme oggetto di indagine sono molto, molto più alte".

In un articolo del Corriere di qualche tempo fa (la situazione ora è peggiorata) si legge: “A fine luglio la spesa certa per l’Erario ha toccato 74,2 miliardi, relativi a lavori già conclusi e se a questi si aggiungono le cifre per interventi per cui sia stata presentata almeno un’asseverazione relativa all’avanzamento dei lavori (il cosiddetto «Sal», possibile quando sia stato compiuto il 30 e il 60% delle opere) si arriva oltre 91 miliardi. E mancano i lavori già iniziati nei condomini e per cui non è ancora stato presentata un Sal, tutte le opere agevolate per consolidamento statico (Enea non rileva i dati del Superbonus “sisma”) e infine gli interventi che si compiranno sia pure con aliquote ridotte, nel 2024 e 2025. La previsione originaria di spesa era di 33,6 miliardi”.

Panorama a settembre riportava una spesa di oltre 120 miliardi di euro. La legge in realtà è stata fatta non male ma malissimo, impedendo di fatto il controllo allo Stato delle asseverazioni che dovrebbero essere fatte dai direttori dei lavori e spesso sono fatte da consulenti compiacenti della stessa ditta. Mettiamoci pure che esistono amministratori di condominio di non preclara onestà e il gioco è fatto. La domanda da farsi sarebbe cui prodest?

Tutto questo marchingegno in realtà neppure è servito a risparmiare per i condòmini visto che poi i prezzi sono così lievitati che si è pagato quanto si pagava prima, se non di più. E questo solo a livello di incasso del bonus, senza contare le truffe su ristrutturazioni inesistenti. In un Paese così malandrino come l’Italia si sarebbe dovuto prevedere facilmente cosa sarebbe successo eppure si è proceduto lo stesso, anzi si parla anche di prolungare le misure criminogene. Giorgia Meloni ha detto:  "Una tragedia contabile che pesa sulle spalle degli italiani", oltre che "la più grande truffa ai danni dello Stato". Il governo ha agito restringendo ulteriormente i criteri, come aveva fatto Draghi ma il salasso continua a pesare sui conti pubblici.

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