Politica
Botta e risposta tra Gabrielli e Dell'Osso
Polemica via media tra il Capo della Polizia e il Procuratore di Brescia su una norma
Tutto, mediaticamente parlando, ha inizio il 9 giugno su la Repubblica con una intervista al Capo della Polizia Franco Gabrielli.
Il Capo della Polizia è critico con la sesta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura che chiede al Plenum del CSM di sollecitare il governo a modificare la norma dell’agosto 2016 che introdusse l’obbligo per la Polizia giudiziaria di informare la catena gerarchica sulle informative di reato e sugli sviluppi delle indagini e non solo il Pubblico Ministero.
Poi, nel concreto, il Capo della Polizia si sofferma sulle recenti vicende di Torino e dice testualmente:
“è eversivo che il capo della Polizia venga informato in via gerarchica dal questore di Torino dello stato di avanzamento della ricerca della verità? È eversivo che il capo della Polizia invii una circolare in cui chiede a prefetti e questori che, di qui in avanti, le ragioni della safety debbano prevalere su quelle in senso stretto dell'ordine pubblico? E che queste responsabilità vengano condivise con i sindaci? Cosa c'è di antidemocratico in chi si assume delle responsabilità? Ma forse è proprio questo che fa paura".
Sul Corriere della Sera del 22 giugno, il Procuratore generale di Brescia, Pier Luigi Maria dell’Osso replica alla intervista del Capo della Polizia con un articolo di difficile lettura, in cui attacca, a sua volta, Gabrielli ribadendo sul piano strettamente giuridico le sue ragioni.
Il finale è invece filosofico e cita, sempre in modo non molto chiaro, lo “Stato centralista di Hegel” o “quello militarista di Federico di Prussia” in cui il Capo della Polizia “potrebbe legittimante asserire che “serve lo Stato”.
Il procuratore generale poi appoggia, come è naturale, la richiesta del CSM al Ministro Orlando e conclude con un finale un po’ inquietante:
“E così facendo rafforzerà il mio dire, allorché mi occorra di dibattere con qualche collega, amareggiato e riecheggiante, talora, l’incipit della prima catilinaria: “Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”