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Politica
Caos Pd, "Presidente Renzi, non siamo d'accordo"

Di Pietro Mancini

"Presidente Renzi, non siamo d'accordo!". Come diceva il Manzoni, a proposito di don Abbondio, chi il coraggio non ce l'ha, non se lo può dare. E, dunque, "nulla quaestio" se gli ottimi Gianni Cuperlo e Pippo Civati, pur non approvando la linea e le scelte di Matteo, sinora, non hanno tappezzato i muri di Trieste e di Monza, le loro città, con manifesti analoghi a quelli che fece affiggere, a Cosenza, Giacomo Mancini, per sottolineare, nella fase centrale e più autoritaria del craxismo, il suo, isolato, dissenso nei confronti di Bettino, denominato "Bokassa", che pure, nel luglio del 1976, aveva contribuito a far eleggere segretario del PSI. Ancora più aspre e laceranti furono le critiche, che, nel 1969, Aldo Natoli, Luigi Pintor e Rossana Rossanda, membri del Comitato Centrale del Pci-nei mesi a seguire, sarebbe stata la volta degli altri - rivolsero a Luigi Longo e alla segreteria del "partitone rosso". I "ribelli" stamparono il primo numero di un mensile, "Il Manifesto", che criticava, «da sinistra», il capitalismo, ma anche il «socialismo reale ».

Il processo, per frazionismo, approdato nella fatidica riunione del Comitato centrale del 25 e 26 novembre, decise la radiazione dei "compagni che sbagliavano", la fine della rivista, a dicembre 1970, e la nascita del «quotidiano comunista». Che, 45 anni dopo, è ancora in edicola. Un pizzico di "nostalgia canaglia" per i duri scontri, politici e ideologici, della seconda metà del 1900 ? Non solo. Non si può non sottolineare anche la superiorità, culturale prima che politica, dei duellanti del passato rispetto a quanti, come i fedelissimi di Salvini, nella Lega Nord, hanno scomunicato Flavio Tosi, perché ha osato far presente che, per aver qualche chance di vittoria, il centrodestra non può non allearsi, alle regionali, anche con il partito di Alfano. E'vero, oggi ci sono i partiti, che affidano i loro destini, politici ed elettorali, quasi in toto, al carisma, politico e mediatico, dei leader. Ma si può negare, forse, che fossero carismatici personaggi del calibro di Togliatti, Berlinguer, Craxi i quali, tuttavia, pur se, spesso, con malcelato fastidio, tolleravano i dissensi e le critiche. E non minacciavano, subito, i "cartellini rossi", squalificando i contestatori come noiosi "rosiconi" o, ancora peggio, come pericolosi nemici dell'epocale rinnovamento della politica e del Paese.

E così Matteo Renzi, che è diventato premier, dopo aver "rasserenato"Enrico Letta, cacciandolo da Palazzo Chigi, e non dopo la scelta democratica degli elettori, ha convocato, direttamente, i parlamentari del PD, con gli sms e le mail. Bersani è solo un vecchio passatista e brontolone veterocomunista o Pigi ha, opportunamente, richiamato al rispetto delle regole il giovane ex Sindaco di Firenze, spiegandogli che non c'entrano i bersaniani o i renziani, c'entra il tema di come si concepisce la democrazia e il rapporto tra governo e Parlamento ? A queste obiezioni, Renzi, come faceva l'ex padre-padrone, Berlusconi-contestato da Raffaele Fitto in Forza Italia, già Sultanato del Cav.-contrappone i sondaggi favorevoli. E Matteo intona la solita canzone : caro Bersani, ho sconfitto alle primarie Cuperlo, da te sostenuto, con il 68 per cento e ho portato, in un anno, il PD dal 25 al 41 per cento. Viene quasi naturale l'obiezione : mancano ancora tre anni alla fine della legislatura. E il PD non può emarginare, sempre, come pedanti scocciatori i vari Cofferati, Landini, Rodotà, che sottolineano lo spostamento al centro del partito e la rinuncia a rappresentare valori e diritti, tradizionalmente patrimonio della sinistra. Nè liquidare, con indifferenza, lo storico Giuseppe Galasso, che ha denunciato "l'irrimediabile e distruttiva degenerazione dei partiti : una malattia, ormai, generale".

E, inoltre, le primarie, da sole, non sono la terapia per i mali della politica. Ideate per limitare le oligarchie dei partiti e far tornare a contare gli iscritti, spesso vengono convocate solo per ratificare le scelte dei vertici. In Campania, ad esempio, i renziani hanno fatto di tutto, temendone la popolarità, per non far scendere in campo l'eurodeputato, Andrea Cozzolino, e l'ex Sindaco di Salerno, don Vincenzo De Luca. E, mercoledì, si è dimesso dal PD un altro eurodeputato, il dalemiano Paolucci, secondo cui le primarie, in programma domenica, "saranno un replay peggiore di quelle svolte nel 2011", quando si doveva scegliere il Sindaco di Napoli, ma poi vennero annullate per il sospetto di brogli. Nel centrodestra, la situazione è ancora più confusa e conflittuale, con Berlusconi, che minaccia di cacciare Raffaele Fitto, uno dei pochi a poter contare su un buon serbatoio elettorale, in Puglia, ereditato dal padre, che fu Presidente dc della Regione. Sono inutili le recriminazioni sulla scarsa affluenza ai seggi, che diminuisce la rappresentatività degli eletti, se i primi ad archiviare la democrazia al loro interno sono i capi dei partiti. Costoro, spesso, si comportano non da leader, legittimati dagli iscritti, ma da padroni, che pretendono, e premiano, non i meriti, ma l'obbedienza e il servilismo dei dirigenti, nominati e non più eletti in Parlamento.

A Renzi, che ha inserito don Enrico Berlinguer nel Pantheon dei padri del PD, forse, è utile rileggere i concetti su cui insistette lo storico leader comunista, che venne intervistato da Eugenio Scalfari, direttore de "La Repubblica, il 28 luglio di 34 anni fa : "I partiti sono, soprattutto, macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente. Idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune". Da allora, è cambiato qualcosa ? In meglio o in peggio ?

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