Caro Direttore, troppa responsabilità a Bersani
Caro Direttore,
La mia tesi è che lei si aspetta troppo dal governo Bersani, non per sua incapacità, ma perché è assolutamente impossibile realizzare tutto ciò che Lei desidera. Gli italiani desiderano a parole ciò che Lei scrive, ma poi si opporrebbero come un sol uomo a chi volesse realmente fare ciò che Lei scrive. La colpa della situazione attuale, prima che dei politici, è degli italiani.
E proprio per questo Lei rende un cattivo servigio, a Bersani, caricandolo di troppe responsabilità. Farà il possibile, il poverino, ma non aspettiamoci troppo. Se riuscirà ad impedire che la nave Italia affondi, sarà grasso che cola. Questo il tema. Aggiungo che è vero che i politici degli Anni Ottanta ci hanno messi negli attuali guai, col debito pubblico. Ma mentre sgovernavano e scialacquavano erano applauditi dagli italiani. Io c'ero. La gente era convinta che il denaro crescesse sugli alberi, e i politici, per motivi di successo elettorale, glielo lasciavano credere. E se uno avesse gridato che in quel modo si stavano creando i presupposti di una catastrofe (lo faceva continuamente Antonio Martino) nessuno gli dava ascolto. Ciononostante è del tutto condivisibile l'invito a non disperdere il voto. Anche se - e qui esplode il mio pessimismo - se Bersani fosse a capo di un governo forte e di una forte maggioranza, poi non avrebbe scuse, per l'eventuale fallimento. Fallimento che, a mio parere, dipende dalla vischiosità degli italiani e da una situazione economica non drammatica ma tragica. E su cui abbiamo ben pochi mezzi per influire.
E per giunta stiamo facendo i conti senza l'oste. La situazione internazionale (con la fine dell'euro?) potrebbe cambiare il quadro così drammaticamente, che i nostri discorsi di oggi potrebbero sembrare oziosi. No, ci ho ripensato. Tanto pessimismo sarebbe sbagliato, il 24 e il 25 febbraio. Incoraggerebbe l'astensione.
Cordialmente,
Gianni Pardo