Caro Napolitano, anche il "Parlamento degli inquisiti" era legittimo
Di Pietro Mancini
L'uomo del Colle ha detto "niet" a Beppe Grillo e a quanti, dopo la bocciatura del Porcellum da parte della, Consulta, hanno parlato di "Parlamento delegittimato". Ovviamente, Napolitano non può contestare la legittimità, formale e sostanziale, delle Camere, che per 2 volte lo hanno plebiscitato Capo dello Stato. Non essendo un giurista, solo un'osservazione politica. Formalmente, era pienamente legittimo anche il cosiddetto "Parlamento degli inquisiti", che venne eletto, con il sistema proporzionale, nell'aprile del 1992, pochi mesi prima dello tsunami di Tangentopoli, che travolse il vecchio e corrotto sistema partitocratico. Eppure, su quelle Camere, cadde la mannaia dell'allora inquilino del Colle, padre Scalfaro, con il pieno consenso di Napolitano. Giorgio era il Presidente della Camera, dopo aver anche allora prevalso su Stefano Rodotà che, furibondo, lasciò Montecitorio. I capi delle istituzioni non resistettero all'ondata giustizialista e alle pressioni a mandare tutti a casa, Craxi in "esilio" ad Hammamet e in cella molti, ormai privi dell'immunifà parlamentare, abolita nel 1993, con i leghisti di Bossi e i missini di Fini, i quali nelle aule mostravano i cappi ai tremebondi deputati dell'agonizzante pentapartito. E Napolitano, oggi legalitario, allora, si inchinò alla posizione anti-garantista del "partito dei giudici" di Violante, che dettò la strategia al PDS di Occhetto, poi sostituito da D'Alema. Massimo, infatti, giudicò - a nostro avviso, non a torto- don Achille, maldestro pilota della "gioiosa macchina da guerra" progressista anti-Cav., "tecnicamente inadeguato".