Caro Saccomanni, basta compromessi: dicci tu come stanno le cose
"Gli italiani hanno diritto a sapere la verità",ha detto Saccomanni, in quello che può sembrare uno sfogo ma che deve diventare un preciso intento politico. Da qui alla fine dell'anno servono 2 mld per la seconda rata dell'imu, 1 per evitare l'aumento dell'iva, 500 mln per CIG, altrettanti per le missioni all'estero e ora anche 1,5 mld per rientrare nel 3% di deficit imposto dall'Europa. Senza contare i 2 mld e passa che vanno trasferiti in fretta ai comuni che, altrimenti, rischiano il default. Soldi che non ci sono. A parte qualche timido tentativo di proposta, come le privatizzazioni e i tagli alla spesa pubblica del Pdl (ma perché non l'hanno fatto quando governavano da soli se è così semplice da fare), il Governo naviga a vista. Lo stesso Saccomanni ha buttato lì un aumento di 15 cent al litro della benzina che, però, oltre a essere insufficiente è anche grottesco. L'idea di eliminare parzialmente una tassa (l'iva), che colpisce tutti, con un'altra simile (la benzina) fa ridere se non facesse piangere. Per non parlare della copertura della prima rata dell'imu in cui quei 600 mln ottenuti dalla sanatoria delle slot machine rischiano di essere molti di meno in quanto arrivavano da una previsione di concordato che, quindi, non poteva neanche essere messa a bilancio. È del tutto evidente che l'iva aumenterà e che, forse, servirà un'altra manovra che colpirà ancora di più il Paese già stremato.
Ma nonostante questo gli esponenti di spicco dei due principali partiti continuano con la demagogia come se fossimo in una campagna elettorale da tre soldi. Brunetta minaccia le dimissioni in caso di aumento dell'iva. Aridaje! Dopo averle minacciate per il voto sulla decadenza, il Pdl non è più credibile. Forse se pensasse meno alla campagna elettorale e facesse realisticamente due conti potrebbe dire ai suoi elettori che a qualcosa bisognerà rinunciare e che il tempo degli slogan è finito. Molto meglio non è il Pd dove Fassina ricomincia la litania dell'imu. Se la facciamo pagare ai più ricchi, dice il sottosegretario all'economia, risparmiamo un miliardo che serve per l'iva. Ma allora perché il 30 di agosto avete promesso che l'avreste tolta a tutti? Un governo non può rimangiarsi le sue parole dopo neanche un mese!
La parola si mantiene e la verità va detta, come ricorda Saccomanni. Ma a cominciare da chi governa. L'abolizione dell'imu prima casa per tutti (eccetto le case di lusso) è stata una concessione sconsiderata fatta dal Governo al Pdl che inaugurava, così, la sua stagione degli ultimatum di crisi di governo. 4,3 mld che potevano essere ridotti a 2,5 se si aboliva l'imposta solo a chi pagava più di 400 euro. Ma il Pd ha ceduto. Il governo ha ceduto, senza averne le coperture. E qui lo stesso Saccomanni ha sbagliato. A fine agosto il dicastero dell'economia non doveva permettere l'annuncio dell'abolizione dell'imu per tutti. Già allora gli italiani avevano il diritto di sapere come stavano le cose, e non cascare nell'ennesimo compromesso. Siamo nei pasticci, ora è evidente. Ma non si tratta solo dell'instabilità politica, come dice Letta. Qui i conti non tornano. E ora oltre al danno arriva la beffa della parola non mantenuta. Ma non solo. Giusto mantenere gli impegni con l'Europa, giusto pagare il debito e rispettare il pareggio di bilancio che è in costituzione. Doveroso e necessario. Ma gli italiani hanno anche il diritto di sapere perché Francia e Spagna quel limite lo possono sforare. Perché abbiamo sempre più spesso l'impressione che in Europa alcuni stati siano più uguali degli altri? Si tratta del peso che abbiamo (o che non abbiamo)? Della voce grossa che non riusciamo a fare? Della spesa pubblica che aumenta vertiginosamente? Dello stato sociale che così non regge più? Ci dica qualcosa il ministro. Abbiamo diritto a sapere, come lui stesso ha detto. Senza demagogia o false promesse. Ci parli, Saccomanni, il tempo delle promesse e delle minacce e sopratutto dei compromessi è finito. È ora di sapere.
Adriana Santacroce