"Colle, serve un progetto politico. Salvini quello meno fuori dalla realtà" - Affaritaliani.it

Politica

"Colle, serve un progetto politico. Salvini quello meno fuori dalla realtà"

di Vanessa Seffer

Quirinale (e non solo), intervista all'ex ministro socialista Claudio Signorile

CLAUDIO SIGNORILE, DALL’IRTO COLLE ALL’IRSUTA EUROPA

Il socialista che immaginò un’Italia capovolta dandoci un’idea, con un libro che dedicò a questo tema, di come stava cambiando il Mare Mediterraneo negli equilibri geoeconomici e geopolitici mondiali e di come il Mezzogiorno avesse un ruolo fondamentale e strategico, non più marginale all’Europa. Claudio Signorile, Professore di Storia Moderna ed ex Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno nei governi Spadolini e Fanfani dal 1981 al 1983 e poi ex Ministro dei Trasporti, dal 1983 al 1987 sotto la Presidenza del Consiglio Craxi. Durante questo mandato, fra le tante cose, ha avviato nel nostro Paese l’alta velocità. Il Professore ha risposto molto volentieri ad alcune domande sulla situazione attuale dell’Europa e del nostro Paese di queste ultime ore.

E’ necessario guardare all’Europa unita e farne parte. Come vede l’Europa di domani, del futuro. Riusciremo secondo lei ad avere stabilità e ad essere protagonisti in Europa?

E’ una domanda difficile, perché è la prima volta in cui ci troviamo davanti a quella che lei chiama l’Europa di domani che prevale sull’Europa autarchica, l’Europa nazionale, nel senso che è talmente alta e forte la scelta che viene compiuta obbligatoriamente, sia finanziaria sia organizzativa, istituzionale e sanitaria, da far diventare la lettura nazionale una lettura modesta non realistica e per questo diventa molto più importante di prima il rapporto fra i Paesi mediterranei. Noi stiamo avendo, forse sembrerà un’eresia, un’Europa divisa a metà: abbiamo  questo asse franco – italiano, che è destinato a crescere e poi la Germania, due ambiti che si muovono con diverse anche se convergenti strategie di riferimento. Da molti sento dire abitualmente, non so con quanta verità, che Draghi potrebbe rappresentare il punto di riferimento di questa Europa, di questo processo di cambiamento. Non so se questo sia vero sinceramente, se lui possa rappresentare tutti gli interessi che si verranno a coagulare. Mario Draghi è certamente una figura più politica di quanto non si immagini e lo ha dimostrato. Non so quanto sostegno abbia realmente intorno per ciò che dovrebbe fare.

Ma che Europa si prospetta?

Temo molto un’Europa che non si aggreghi, più che si divida che si orienti secondo obiettivi diversi. Sono molto preoccupato di quanto possa succedere in Germania, non credo molto alla solidità e alla stabilità della leadership socialdemocratica. La situazione è molto più complessa. Da questo punto di vista i tedeschi hanno realmente dimostrato quanto è possibile e come si debba governare in termini collegiali. Noi non l’abbiamo saputo fare. Governare in termini collegiali significa che non ci sono primati. E’ possibile questo? Accadrà? Quello che sta accadendo ad Est, la definizione delle frontiere non tanto militari quanto economiche è una realtà che saprà mantenersi stabile? Il dialogo Putin-Biden è una realtà o una costruzione illusoria? Lei mi fa domande a cui devo rispondere con altri interrogativi, ma credo sia bene fare così, perché ho l’impressione ci siano troppe certezze fasulle. Mi considero non obbligato al ragionamento in positivo, più prudente ecco.

Come vede questa Presidenza della Repubblica? Ci siamo quasi.

Sono sinceramente molto impensierito per quello che accade intorno a questa Presidenza della Repubblica. Non hanno capito che la questione non è un nome ma un progetto politico. Non riescono a capire che l’elezione del Presidente della Repubblica questa volta deve esserne la conseguenza e nessuno si fa carico di questo progetto. O se ne fanno carico a chiacchiere. Paradossalmente quello che mi sembra meno fuori dalla realtà è Matteo Salvini, che ho sempre considerato un pericolo pubblico, ma ha avuto le idee più chiare cercando di fare un tavolo con i leader e un ragionamento comune per un piano di salvezza del Paese per i prossimi anni. Dobbiamo avere un progetto di rilancio del Paese e di aiuto alla costruzione dell’Europa che lei stessa richiamava come una necessità. L’unificazione dell’Europa è una esigenza. Ma non nasce dalla buona volontà, nasce dai progetti e dalla gestione della politica che io sinceramente non vedo. Forse chi può farlo meglio è Macron che ha dimostrato di essere migliore di quanto sembrasse.

Anche la Spagna sembra un po' deboluccia.

Lo è sempre stata. Ho vissuto da europeista. Nel 1985 durante la presidenza italiana della Comunità Europea ho realizzato il master per i trasporti e il sistema delle reti che è la base dell’Europa unita, la rete infrastrutturale di congiunzione e comunicazione. Quindi io sono convinto che l’Europa è o siamo morti. Angela Merkel non è stata esattamente una leader europeista. E’ stata una grande leader tedesca, ma obiettivamente non ha mai avuto una visione unitaria dell’Europa. Ha aiutato molto perché è una donna molto concreta, pragmatica, di buon senso. So di dire cose eretiche, ma non c’è paragone con Helmut Kohl. Lui si è stato un esempio di coraggio europeista, perché l’unificazione della Germania è stata una scelta europea dal punto di vista degli interessi specifici. I tedeschi potevano collocarsi in una continuità col passato, ma hanno preferito fare un salto nel buio e facendo scelte coraggiose hanno fatto diventare la Germania uno dei grandi Paesi e dato all’Europa una certezza e una stabilità che non aveva prima, dipendente dagli aspetti strategici e militari.

@vanessaseffer