Letta non voleva Conte candidato. Il Pd tenta di salvare l'Ulivo allargato
Un altro segnale che le elezioni anticipate nella primavera del 2022 sono sempre più probabili
La candidatura di Conte a Roma avrebbe messo una pietra sopra il piano nazionale ed elettorale del Pd
Dietro la rinuncia di Giuseppe Conte, ex premier e capo politico del Movimento 5 Stelle, alla corsa per le suppletive di Roma (collegio lasciato libero da Roberto Gualtieri, diventato sindaco di Roma) si cela l'ultimo, estremo, tentativo di salvare il progetto dell'Ulivo allargato, o Ulivo 2.0, che ha in mente Enrico Letta. Non corrisponde al vero la ricostruzione che sia stato il Partito Democratico a chiedere al leader pentastellato di correre per il seggio della Capitale. Fonti del Nazareno spiegano che "il Pd ha sondato il terreno, ha fatto un gesto necessario ma senza fare alcun tipo di pressing su Conte".
In sostanza, Letta ha dovuto fare il gesto di offrire il collegio all'ex presidente del Consiglio, che non è in Parlamento, ma sperava che rifiutasse. E questo segnale è arrivato molto chiaro ai massimi vertici 5 Stelle. Da qui la rinuncia. Con l'ipotesi sempre più probabile di elezioni politiche nella primavera del prossimo anno - Affaritaliani.it ha ipotizzato domenica 8 e lunedì 9 maggio 2022 - il segretario Dem sta provando in tutti i modi di evitare il declino definitivo del progetto di Ulivo allargato.
La candidatura di Conte a Roma avrebbe messo una pietra sopra il piano nazionale ed elettorale del Pd con Matteo Renzi e Carlo Calenda pronti a mettersi di traverso e a presentare un proprio candidato alternativo all'ex premier. L'ipotesi urne tra sei mesi con il Rosatellum, parzialmente maggioritario uninominale, obbliga i partiti a coalizzarsi, pena la quasi certa sconfitta in tutti i collegi. Letta e Conte, che in realtà lavorano per le elezioni in primavera, da soli arrivano al 35-36% a livello nazionale e hanno quindi bisogno, oltre a ciò che resta di LeU, anche di tutta la galassia centrista per provare a battere il Centrodestra.
Il Pd, nonostante le dichiarazioni di fuoco, spera ancora di riuscire a tenere tutti insieme e la rinuncia del capo politico pentastellato alla corsa romana è uno step importante di questa strategia. Quanto al cantiere centrista tra Renzi e il duo Toti-Brugnaro, fonti Dem spiegano che al Nazareno non c'è affatto preoccupazione. "Si tratta solo di manovre parlamentari in funzione dell'elezione del presidente della Repubblica, nel Paese non hanno alcun seguito". E da Forza Italia sottolineano che se davvero si va al voto, "Toti torna subito a casa, altrimenti nel prossimo Parlamento non porta neanche un deputato".
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