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Politica
Coronavirus, dubbi sull'app Immuni: faro Copasir sui finanziamenti cinesi
Adolfo Urso

Spuntano finanziatori svizzeri e cinesi dietro la società che gestisce Immuni, l’app per controllare il diffondersi dei contagi. Copasir, opposizioni e l’ala atlantica del Partito Democratico chiedono chiarezza sul dubbio che i dati personali di milioni di italiani finiscano in mani estere.

Dopo gli accordi della Via della Seta, Cina e Italia si sono trovate ancora più vicine dall’inizio della pandemia, quando i due Paesi sono diventati alleati nella lotta al coronavirus, soprattutto per intercessione del Movimento Cinque Stelle: Pechino ha donato (ed esportato) mascherine, materiale sanitario e personale specializzato, mentre il colosso delle comunicazioni Huawei ha messo a disposizione le proprie tecnologie e mira allo sviluppo del 5G.

È questa presenza sempre più marcata, duramente criticata (e temuta) dagli Stati Uniti, che adesso fa sorgere i dubbi sulla trasparenza della questione Immuni da parte di molti esponenti politici, soprattutto da Lega e Fratelli d’Italia, che vedono nel progetto un rischio per la sicurezza nazionale, con i dati sensibili degli italiani che potrebbero finire in mano a un paese extraeuropeo sempre più potente a livello economico.

A proposito di ciò, Adolfo Urso, presidente del Copasir ha dichiarato: “Sono necessari accertamenti sull’influenza cinese in questa vicenda”

L’app Immuni e il rispetto della privacy

La strada verso l'adozione della applicazione per il tracciamento dei contatti è segnata: tempo poche settimane, lo strumento sarà in funzione. Non senza un passaggio in Parlamento e il raccordo, fondamentale, con i territori. In una videoconferenza con i governatori, i ministri degli Affari Regionali e dell'Innovazione, Francesco Boccia e Paola Pisano, hanno potuto rassicurare i presidenti di regione e, allo stesso tempo, chiedere un loro ulteriore sforzo per fare in modo che la app possa essere utilizzata da almeno il 60 per cento della popolazione, che è poi la soglia minima per garantirne l'efficacia nel contrasto alla diffusione del Covid-19.

"Si apre un tema dalla massima delicatezza che intreccia innovazione spinta e privacy" e "proprio per questo, richiede un raccordo massimo tra Stato e regioni", è il ragionamento di Boccia. Parole che arrivano al termine di una giornata segnata dai dubbi sull'effettiva efficacia di Immuni (questo il nome della app scelta dalla task force messa in campo da Ministero dell'Innovazione con il contributo di quello della Salute).

Dubbi che sono arrivati dallo stesso Partito Democratico che, pur guardando con favore all'utilizzo di Immuni, chiede - come fatto quando il dibattito dell'utilizzo dei dispositivi era ancora all'inizio - alcune certezze. Almeno due: una sulla trasparenza dell'iter decisionale e uno sulla corretta e chiara informazione ai cittadini.

La responsabile Innovazione del Pd, Marianna Madia, aveva già sottolineato in una intervista ad AGI la necessità di un "serio dibattito parlamentare" sugli strumenti tecnologici da mettere in campo prima della Fase 2. Oggi torna sul tema rimarcando che "la app di contact tracing è uno strumento utile se inserita in una strategia complessiva a cominciare da un forte coordinamento con il Sistema Sanitario Nazionale e la strategia sui test.

Occorre però prima, per la delicatezza dei temi che si affrontano, procedere con un passaggio parlamentare in linea con le indicazioni del Garante per la privacy e con il quadro europeo", avverte Madia. Oltre al coinvolgimento del Parlamento, però, occorre un pieno coinvolgimento dei cittadini, da perseguire attraverso una "comunicazione ordinata e chiara".

Insomma, "perché questa app sia davvero utile ai fini della sorveglianza sanitaria e della prevenzione i cittadini devono percepirla affidabile e sicura, mentre la confusione rischia di generare sfiducia e incertezza. Per questo occorre trasparenza e una comunicazione ordinata e chiara ai cittadini".

Una trasparenza che i parlamentari Pd, stando a quanto apprende l'AGI, chiedono sia adottata anche dalla task force messa in campo dalla ministra per l'Innovazione, Paola Pisano. "Sarebbe il caso di rendere pubblici i verbali delle sedute di questa commissione", spiegano fonti dem di Montecitorio.

Il Copasir sull’app Immuni

Il Copasir - Comitato parlamentare per l'ordine e la sicurezza - si occuperà del tema durante la riunione convocata mercoledì. Lo riferisce all'AGI il deputato e componente del Copasir Enrico Borghi: "Io e il collega Zennaro del Movimento 5 Stelle abbiamo chiesto che venisse inserito un ordine del giorno nella riunione di mercoledì per approfondire gli aspetti dell'utilizzo della app legati al tema della sicurezza nazionale", spiega Borghi.

"Le parole dell'ex direttore del Dis, Alessandro Pansa, confermano l'esigenza di una verifica", aggiunge Borghi per il quale la app "non deve essere invasiva per la vita dei cittadini, ma deve anche essere a prova di bomba per quello che riguarda la possibilità che i dati personali divengano obiettivi di Paesi stranieri. Il tema sarà perciò vagliato".

Anche su questi aspetti ci si è soffermati oggi durante il confronto fra i ministri Boccia e Pisano con i governatori: "La privacy di ciascun cittadino italiano sarà rigorosamente rispettata", ha chiarito Boccia, stando a quanto riferisce chi era presente all'incontro: "Non c’è nessuna intenzione di acquisire i dati di geolocalizzazione o di utilizzare il Gps per il tracciamento ma si utilizzerà la tecnologia Bluetooth. E si seguirà la rotta indicata in audizione alla Camera del garante della Privacy, Antonello Soro".

Il ministro ha infine sottolineato che "il Parlamento è sovrano" e che "i dati che verranno raccolti non andranno in mano ai privati ma saranno gestiti dallo Stato e saranno trattati esclusivamente per tracciare i contatti degli utenti dell'applicazione in modo da consentire a chi corre il rischio di un potenziale contagio per essere stato in contatto con un utente positivo al Coronavirus di accertarsene restando anonimi".

L’app immuni e i dubbi delle opposizioni

Un riferimento, quest'ultimo, ai dubbi sollevati anche dalla leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: "Tutti sanno che uno dei più grandi business del nostro tempo sono i dati personali, ed è bene che in un contesto come quello del Covid-19 i dati sensibili dei cittadini siano tutelati e non entrino in nessun modo nelle disponibilità di società private. Auspico che almeno su questa materia il governo provveda subito ad avviare il confronto con il Parlamento", sottolinea ancora Meloni.

"Sulla 'app Immuni' sono evidenti alcune gravi criticità, da molti sollevate, tra le quali: chi gestisce i dati raccolti, dove vengono conservati e per quanto e di chi è la proprietà dei dati? Garantire la protezione di diritti e dati privati degli Italiani per la Lega è fondamentale, la strada scelta dal governo è pericolosa. La nostra libertà non è in vendita", scrive Salvini su Twitter.

Fermo il 'No' di Forza Italia all'ipotesi di accompagnare l'introduzione della app con restrizioni alla libertà di circolazione per chi non la scarica sul proprio device. Gli azzurri, per voce di Federica Zanella, sottolineano che "per garantire la reale libertà e quindi validità del consenso, questo non dovrebbe risultare in alcun modo condizionato, nemmeno a una forma di premialità, che preveda per esempio di poter fruire o meno di determinati servizi o beni, come per esempio viene fatto in Cina. Non esattamente un modello illuminato di democrazia e tutela dei cittadini che dobbiamo seguire".

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