Coronavirus,il governo ci ha messo un mese per decidere cosa fosse giusto fare
L'allarme era stato lanciato ad inizio febbraio, ma la prima direttiva è arrivata a marzo
Coronavirus,il governo ci ha messo un mese per decidere cosa fosse giusto fare
Il Coronavirus in Italia non dà tregua. Tutta la concentrazione del governo è sulla lotta alla malattia e la ripartenza del Paese. Ma riavvolgendo il nastro a due mesi dalla pandemia, tanti errori, omissioni e sottovalutazioni sono state commesse. Il primo documento governativo che spiega come muoversi e cosa fare - si legge sul Corriere della Sera - è del primo marzo. Lo firma il direttore generale della Salute Andrea Urbani. Accoglie le richieste del Comitato tecnicoscientifico (Cts) secondo cui è «necessario che nel minor tempo possibile» sia attivato nelle strutture pubbliche e private un modello di cooperazione «coordinato a livello nazionale per un incremento delle disponibilità di posti letto del 50% nelle unità di tera- pia intensiva e del 100% in quelle di pneumologia e malattie infettive». Sei giorni dopo il commissario Angelo Borrelli firma l’accordo con la società Siare per la fornitura di ventilatori meccanici, fondamentali per le terapie intensive. Nel governo convivono opinioni discordanti.
Roberto Speranza - posegue il Corriere - è da subito per la linea dura. Il 2 febbraio, quando in Italia gli unici malati sono i due cittadini cinesi ricoverati allo Spallanzani, in tv da Fabio Fazio il virologo Roberto Burioni afferma che da noi il rischio «è pari a zero». Il ministro della Salute invece drammatizza: «Abbiamo fatto scelte molto prudenziali, il Paese deve essere pronto». Alle 14.50 del 15 febbraio decolla dalla base di prontointervento Unhrd delle Nazioniunite di Brindisi un volo direttoa Pechino, organizzatodal ministero degli Esteri. Abordo ci sono anche due tonnellatedi materiale sanitario,regalo della Farnesina alla Cina.Pochi giorni dopo, mascherinee tute di protezioneper gli operatori sanitari si rivelerannointrovabili nelle zonepiù colpite della Lombardia. Per Speranza, «chiudere tutto» sarà il mantra ripetuto in ogni Consiglio dei ministri, Conte invece non è convinto. A marzo, quando la curva dei contagi si impenna, resiste per giorni alle pressioni dei governatori del Nord, fino al 1° marzo, quando arriva la direttiva.
Commenti