Cuperlo: torniamo a parlare di Mezzogiorno
"Ho letto le polemiche seguite alla manifestazione di Renzi a Bari e alla sua rimozione del capitolo Mezzogiorno. Vorrei dire che il problema non riguarda tanto il sindaco di Firenze ma e' piu' serio e antico". Cosi' Gianni Cuperlo, deputato del Pd e candidato alla segreteria del Pd interviene, con un articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno, sul tema del Sud del nostro Paese. "Investe l'Italia tutta, la sua classe dirigente, l'opinione pubblica che conta, i grandi media che per anni il Sud lo hanno rimosso alimentando i luoghi comuni piu' triti, origine a loro volta di una stagione di ostilita'. Negli anni che abbiamo alle spalle la destra il suo mestiere piu' o meno l'ha fatto. La questione meridionale e' divenuta la questione dei meridionali o peggio una questione criminale, come se legalita' e lotta alle mafie non riguardassero da tempo la penisola tutta".
Anche a sinistra "il declino dell'idea di uguaglianza ha fatto scemare, a oltre 150 anni dalla nascita dello Stato, la tensione all'unita' del Paese, unita' economica e sociale, di opportunita' e compimento di se'. Oggi, bisogna dirlo, anche a sinistra abbiamo perso quella consuetudine tanto da faticare - ben prima di Renzi - persino a pronunciare la parola. Forse temendo che dire Sud non creasse consenso. E che queste regioni fossero al massimo un luogo dove il consenso lo si veniva a raccogliere o a barattare. Per tutto questo credo che al centrosinistra tocchi il dovere di una svolta vera, almeno se vuole sfidare la logica del tempo. In questo senso l'immagine di un "Mezzogiorno, palla al piede" non solo e' volgare ma sciocca. Perche' solo a partire dal Mezzogiorno "potremo avviare una ripresa solida dello sviluppo". "Di fronte a una crisi che impatta la vita delle persone, i comportamenti sociali, la demografia, di fronte a una perdita di risorse umane, imprenditoriali, finanziarie, non c'e' piu' tempo. Al Sud - conclude Cuperlo - la sinistra italiana - ma vorrei dire, quella europea - non si gioca un'elezione e tanto meno una campagna congressuale. Qua ci giochiamo - conclude Cuperlo - una missione, la funzione che saremo in grado di assolvere per risanare il tessuto non solo economico e sociale, ma culturale e morale di un'Italia, mai come oggi, da ricostruire".