Napoli, de Magistris e la tradizione del fallimento
Di Pietro Mancini
Luigi de Magistris, ieri, è stato sospeso dal prefetto di Napoli, sulla base della legge Severino, dopo la recente condanna, emessa dal tribunale di Roma. Per i presunti reati, addebitati all'ex Sindaco, pagano anche i suoi concittadini, che restano senza la guida politica dell'amministrazione, da loro democraticamente scelta.
Ma i napoletani e gli osservatori, giustamente severi con l'ex magistrato, figlio di un magistrato, non possono dimenticare che de Magistris non è piovuto dal Vesuvio nel municipio di Palazzo San Giacomo. Ma fu eletto, anzi plebiscitato, per le gravi responsabilità dei vecchi e dei nuovi partiti, che non riuscirono a contrapporgli un candidato forte e credibile.
E, prima dell'attuale giunta, Napoli ha vissuto una delle fasi più drammatiche del dopoguerra : la spazzatura, che aveva invaso le strade e le piazze, un Sindaco, la ex DC donna Rosetta Russo Iervolino, bocciata come inadeguata, che offese gli assessori, definendoli "sfrantummati", colorito termine partenopeo. Alcuni di costoro furono inquisiti e uno, Giorgio Nugnes, del PD, si suicidò, dopo essere stato incriminato, in un'inchiesta sugli appalti comunali, finita, dopo molti anni, con le assoluzioni degli imputati.
E' giusto, quindi, prendere atto del fallimento della esperienza di de Magistris, come Sindaco, registrato dai napoletani ben prima della sua condanna e della sua violenta reazione.
Auspicando che Napoli sia amministrata, finalmente, da persone capaci, stimate e oneste all'altezza di una città tanto bella quanto tormentata.