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Politica
Di Maio e Berlusconi in mezzo al guado. Il Mes ridisegna il quadro politico
Foto LaPresse

Lo scontro in Parlamento sul Mes rende evidente che la contrapposizione di oggi è tra il duo sovranista Salvini-Meloni e i filo-europei del Partito Democratico e di Italia Viva, sostenuti dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Lo scambio di accuse al veleno a Montecitorio e a Palazzo Madama ha mostrato in modo plastico le posizioni in campo. Il premier attacca a testa bassa Lega e Fratelli d'Italia, che rispondono chiedendo le dimissioni del capo del governo. Pd e renziani hanno gioco facile a fare i difensori dell'Italia in Europa, della responsabilità e contro i nazionalismi che portano alla guerra (parole di Graziano Delrio). Dall'altra parte, per Salvini e Meloni è altrettanto facile usare il linguaggio del tradimento dell'interesse nazionale accusando Conte di aver svenduto gli italiani per la sua poltrona.

A essere in difficoltà è chi sta nel mezzo di queste due visioni diametralmente opposte. Il primo della lista è sicuramente il Movimento 5 Stelle e in particolare Luigi Di Maio. Non a caso oggi in aula alla Camera c'è stato il gelo tra il ministro degli Esteri e il presidente del Consiglio. Neanche un saluto in Aula tra Conte e Di Maio al termine degli interventi dopo l'informativa sul Mes del presidente del Consiglio. E' stato Conte, durante uno degli ultimi interventi in Aula, quello di Maurizio Lupi, a sporgersi un paio di volte verso il ministro Di Maio, dicendogli velocemente qualcosa. Poi niente più. Il titolare della Farnesina, pochi istanti prima che terminasse l'ultimo intervento, quello di Bruno Tabacci, con il telefonino in mano, si è alzato, lasciando il banco del governo.

D'altronde il M5S nasce come forza populista che combatteva contro l'establishment europeo e contro i tecnocrati di Bruxelles e Francoforte (come dimenticare il viaggio a Parigi di Di Maio e Di Battista dell'anno scorso per incontrare i capi dei gilet gialli e le polemiche durissime con la Francia del presidente Macron). I pentastellati, che nel 2014 si allearono al Parlamento Ue addirittura con il leader della Brexit Nigel Farage, oggi governano con il Pd, partito dichiaratamente europeista, e quindi non possono certo seguire la Lega e Fratelli d'Italia nella loro battaglia contro il Mes. Ma dentro i 5 Stelle ci sono ancora posizioni fortemente critiche come quelle del senatore Gianluigi Paragone ed oggi estramente difficile ed elettoralmente sconveniente appoggiare le posizioni ultra-europeiste del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri.

L'imbarazzo è quindi evidente per il M5S e soprattutto per il suo capo politico: dare l'ok al Mes rischiando nuove ripercussioni elettorali e la rivolta della base o puntare quantomeno sul rinvio mettendo così a rischio l'esecutivo e la maggioranza? Altro elemento importante: Di Maio non si è presentato in Senato per il secondo round dell'informativa di Conte e ha deciso di riunire la squadra di governo pentastellata - ministri e sottosegretari - a Palazzo Chigi prima del Consiglio dei ministri in programma in serata.

L'altro partito in mezzo al guado, come dimostra il dibattito parlamentare di oggi, è Forza Italia. L'intervento di Renato Brunetta alla Camera non ha chiarito se il partito di Silvio Berlusconi si schiera contro il Mes o a favore della riforma del Fondo Salva-Stati. D'altronde l'ex Cavaliere è in imbarazzo tanto quanto Di Maio, anche se per motivi opposti: in patria Forza Italia è saldamente alleata della Lega e di Fratelli d'Italia mentre a Strasburgo e a Bruxelles gli azzurri stanno nel Partito Popolare Europeo di Angela Merkel e Ursula von der Leyen.

Un dualismo che lo scontro durissimo sul Mes sta facendo emergere in maniera evidente. Una sorta di piede in due scarpe che rende il messaggio di Forza Italia e dei berlusconiani poco chiaro. Il risultato politico del dibattito sul Meccanismo Europeo di Stabilità - comunque vada a finire - è che oggi i due schieramenti contrapposti e forti sono Lega-Fdi contro Pd e l'appendice Italia Viva più altri di Centrosinistra. In forte imbarazzo i 5 Stelle di Di Maio e Forza Italia.

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