Politica
Aleksandr Dugin è un rosso-bruno. Vi racconto il mio incontro con lui

Il legame con l'Italia dei rossi-bruni
Il termine è tornato di moda con Giulietto Chiesa, che è una figura chiave per capire il fenomeno.
Convinto comunista, il giornalista è stato corrispondente per molti anni da Mosca per l’Unità. Fu Europarlamentare grazie a Italia dei Valori (e in quel partito lo conobbi personalmente) e poi transitò anche nei Cinque Stelle.
Fortemente critico con l’Occidente e il suo sistema di informazione è stato grande amico di Dugin. In un convegno commemorativo tenutosi qualche anno fa ad Avellino ha definito Giulietto Chiesa come:
“un grandissimo Uomo libero ed eroico, privo di paura, sempre coerente ai principi che per tutta la vita ha promosso, in diversi angoli della Terra”.
Dugin, in quel convegno, ha inoltre espresso “la forte necessità di tornare all’essenza della scienza e della meta scienza. Il mondo moderno si è dimenticato dell’interpretazione metafisica della scienza che aprirebbe le porte a una profonda riflessione dell’uomo e della realtà”.
Chi scrive lo ha conosciuto a Roma durante un convegno che si svolse nell’aprile 2015 al Teatro Bagaglino.
Riporto gli invitati da un articolo dell’epoca:
“Tra i presenti nel teatro reso celebre dagli spettacoli di varietà del Bagaglino, oggi animato da spettacoli di burlesque, personalità che vanno dal direttore del Giornale, Vittorio Feltri, al giurista Giuseppe Valditara, dal responsabile di Legalità per Roma, il giornalista ed ex - parlamentare Giuseppe Vatinno, agli economisti Nino Galloni e Gino Marra. E ancora: Ugo Gaudenzi di Rinascita, il politico Fabio Sabbatani Schiuma (Riva Destra), l'economista Roberto Bizzarri e diversi esponenti della Lega Nazionale come Fabrizio Fiorini. C'era l'estrema destra europea del Front National con Aymeric Chauprade e il russo Aleksandr Dugin, consigliere della Duma, in onore del quale la sala si è riempita delle note dell'inno russo. “Tutti volti nuovi e credibili lontani dal riciclaggio politico” ha specificato Borghezio che però ha aggiunto: “Con questo non voglio dire che nella vecchia politica non ci sia nessuno da salvare”.
Nel colloquio che ebbi con il filosofo-parla un italiano quasi perfetto- mi disse del ruolo fondamentale della Scienza nella costruzione anche politica di una “visione del mondo” e del fatto che i concetti di “destra” e “sinistra” dovevano essere definitivamente superati in una visione globale che aveva come elemento chiave il nazionalismo che diventava così il fattore unificante di due visioni politiche spesso in completa opposizione.
Era presente anche Chiesa che concordava perfettamente con il filosofo russo.
Parlammo anche dell’Italia e Dugin vide nella “Lega nazionale” -che in quel momento si stava affermando come idea voluta da Salvini- un possibile superamento della dicotomia storica destra / sinistra nel nostro Paese.
A pensar bene anche Massimo D’Alema definì una volta la Lega come “una costola della sinistra”.
In ogni caso Dugin considerava l’Italia un “laboratorio perfetto” per questo tipo di esperimenti politici di superamento di categorie classiche della politica mondiale.
Parlammo allora anche di Putin e Dugin disse che:
“la Russia aspira a una nuova epoca post-sovietica, e per realizzarla ha bisogno di una sintesi che vada oltre nazismo e comunismo. Putin non ha ideologie e per questo è l’uomo adatto a guidare una Grande Russia”.
“Per realizzare questa sintesi” –aggiunse- “c’è bisogno di uomini come Matteo Salvini e Giulietto Chiesa”.