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Politica
Elezioni Roma, guerra Gualtieri-Raggi. L'alleanza Pd-M5S rischia di saltare
Enrico Letta Giuseppe Conte 
Lapresse

Lo aveva capito Nicola Zingaretti. E aveva perfettamente ragione. Le elezioni comunali a Roma rischiano di essere macigno sulla strada della costruzione dell'alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle in vista delle prossime Politiche. Il Governatore del Lazio era pronto a scendere in campo nella Capitale, ottenendo il ritiro di Virginia Raggi per poi lasciare ai grillini, probabilmente Roberta Lombardi, la Regione. Tutto naufragato. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio hanno dovuto difendere a spada tratta la sindaca uscente, pena la definitiva implosione del Movimento e probabilmente la sua fine ingloriosa.

E così, man mano che passano i giorni, la guerra all'ombra del cupolone tra i due partiti principali dell'ex maggioranza giallo-rossa si fa sempre più dura e senza esclusione di colpi. L'ex premier l'altra giorno ha lanciato un appello al Pd a sostenere Raggi, ma Enrico Letta lo ha rispedito al mittente parlando di "giudizio totalmente negativo" sugli ultimi cinque anni di amministrazione comunale romana. Oggi è arrivato il carico da novanta da parte di Roberto Gualtieri, ex ministro dell'Economia che si prepara a stravincere le primarie.

Ecco il fendente: "Se ci saranno spazi per i M5S nella mia Giunta? No. Non vedo spazio per apparentamenti. Noi andremo al ballottaggio e ci rivolgeremo a tutti i romani, anche agli elettori di Virginia Raggi che hanno creduto a promesse e grandi progetti, anche condivisibili, ma che non sono stati realizzati". E ancora: il giudizio negativo sulla sindaca di Roma  è "inappellabile". E infine: "Io sto girando tanto per le periferie. Con Enrico Letta abbiamo visitato un Teatro a Tor Bella Monaca, con un centinaio di cittadini e rappresentanti dei comitati di quartiere. E' stato bello avere l'opportunità di parlare con loro. A Tor Bella Monaca, come nelle altre periferie, cinque anni fa sono state fatte promesse da Virginia Raggi non mantenute. I cittadini sono arrabbiati".

Una dichiarazione di guerra. Dal punto di vista romano, il Centrodestra che ha scelto Enrico Michetti (sondaggi contrastanti sull'uomo voluto da Giorgia Meloni) spera di poter approfittare dello scontro Pd-M5S per arrivare in testa al primo turno e poi sperare, al ballottaggio, che la guerra continui (senza apparentamenti nemmeno ufficiosi, non solo ufficiali) in modo da conquistare dopo tanti anni la guida della Capitale. Carlo Calenda, leader di Azione e in campo da molti mesi, sogna di fare il terzo incomodo tra Gualtieri e Raggi, ma difficilmente potrà arrivare al secondo turno. Se al ballottaggio andasse Raggi contro Michetti, Calenda certamente non si schiererà con nessuno dei due, mentre se lo sfidante del Centrodestra fosse Gualtieri potrebbe esserci un accordo, magari solo informale.

Ma la chiusura totale di oggi dell'ex ministro del governo Conte sul no a esponenti del M5S in giunta fa alzare la tensione e spinge Raggi e i pentastellati a mettere nel mirino proprio il Pd più che Meloni e Salvini. In molti sia tra i Dem sia nel Movimento già ragionano sul dopo voto ed è opinione diffusa che se alla fine, a causa delle divisioni profonde dei giallo-rossi, la città dovesse passare al Centrodestra con una clamorosa vittoria di Michetti la stessa alleanza Pd-M5S per le prossime Politiche sarebbe fortemente a rischio. Già oggi molti parlamentari ex renziani di Base Riformista rilanciano la 'vocazione maggioritaria', figuriamoci dopo un'eventuale sconfitta nella Capitale. Tutte le strade portano a Roma. Anche quelle del divorzio tra i giallo-rossi.

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