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Politica
Elezioni, Zingaretti salta e mezzo governo a casa. Ecco il dopo voto se...

Tutto ruota attorno all'esito delle elezioni in Toscana. Sia a livello di governo, sia per quanto riguarda la leadership del Partito Democratico. Se il Centrosinistra dovesse perdere la Puglia e le Marche, ma tenere la Toscana con Eugenio Giani a quel punto il terremoto politico sarebbe contenuto, almeno stando alle indiscrezioni che circolano insistentemente tra i parlamentari di maggioranza e opposizione. Ben diverso lo scenario nel caso in cui il fortino rosso di Firenze dovesse clamorosamente cadere sotto i colpi della leghista Susanna Ceccardi e del Centrodestra unito. Una sconfitta in Toscana dell'alleanza Pd-Italia Viva, oltre a ridimensionare ulteriormente Matteo Renzi, provocherebbe uno tsunami nel Pd.

A quel punto partirebbe l'attacco alla segreteria di Nicola Zingaretti da parte dell'asse formato da Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna (unico in grado di sconfiggere nelle urne Matteo Salvini, appoggiato dai sindaci Gori, Nardella e Decaro) e dagli ex renziani rimasti nei Dem, ovvero l'area guidata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dal capogruppo al Senato Andrea Marcucci. Perdere tre Regioni e tenere solo la Campania, grazie al carismatico e vulcanico Vincenzo De Luca e non certo per i voti del Pd, sarebbe un flop senza precedenti per la gestione Zingaretti. Una fetta importante del partito chiederebbe immediatamente un congresso anticipato e nuove primarie.

Al momento la corrente che fa capo al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini sembra confermare il suo sostegno al Governatore del Lazio in qualsiasi caso, ma altre componenti Dem, come ad esempio il presidente dei deputati Graziano Delrio, potrebbero appoggiare la svolta di Bonaccini. Di pari passo con il terremoto nel Pd, l'eventuale sconfitta di Giani in Toscana avrebbe conseguenze anche sull'esecutivo. Tutti negano il rimpasto, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio in testa, ma un aggiustamento della squadra sarebbe inevitabile, anche per evitare fibrillazioni che potrebbero mettere a rischio il governo e addirittura la legislatura.

Quattro le donne pronte a saltare: il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, quello dell'Istruzione Lucia Azzolina, quello dell'Interno Luciana Lamorgese e quello dei Trasporti e delle Infrastrutture Paola De Micheli. Intoccabili Di Maio, Bonafede, Gualtieri, Guerini e Franceschini, tutte le altre caselle sarebbero traballanti, comprese le due di Italia Viva (Teresa Bellanova ed Elena Bonetti). Non è escluso che se il risultato dei renziani fosse particolamente negativo, l'ex premier debba scendere a un solo dicastero (altro che Maria Elena Boschi ministro). Ma non finisce qui. Lo tsunami politico potrebbe estendersi anche al M5S nel caso di mezzo flop (o flop) del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari. Se il No arrivasse almeno al 40% il primo a saltare potrebbe essere il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.

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