Politica
Europee, la corsa a convincere Schlein a candidarsi. Una scusa per liberarsene
Non si contano più gli appelli e le insistenze di esponenti del Pd verso la segretaria. La candidatura alle Europee come piano B per una leadership in crisi
Europee, mezzo Pd spinge Schlein verso la candidatura. Ma non è un vero sostegno
Elly Schlein sta subendo il pressing sempre più insistente di metà del suo partito. Sono molti gli esponenti di peso del Pd che da giorni non fanno altro che ripeterle come un mantra una cosa sola: "Candidati". Lei - si legge su Il Giornale - prova a concentrarsi sull’Abruzzo ma pensa al Parlamento europeo. Per Elly Schlein sarebbe un ritorno tra i Palazzi dell’Unione. Un buen retiro dopo il fallimento della sua avventura alla guida del Pd. Un piano B, più che altro. È questa la pazza idea che ha cominciato a circolare tra le stanze del Nazareno e nei messaggi che si scambiano i dirigenti e i parlamentari dem. "Ma Elly si candida o non si candida?", si chiedono Andrea Orlando e Francesco Boccia. Dario Franceschini e Nicola Zingaretti. I quarantenni del suo cerchio magico la spingono alla corsa. Romano Prodi, il "grande vecchio", invece ha bocciato la sua idea: "Le finte candidature non servono".
Leggi anche: Il Papa da Fazio: "Dimettermi? Una possibilità. Le coppie gay vanno benedette"
Leggi anche: Lodi, morta ristoratrice. Ipotesi suicidio dopo gogna. Polemica su Lucarelli
Nonostante tutte queste insistenze, dall'altra parte c'è l'altra metà del partito che spinge nella direzione opposta, e questo non aiuta la segretaria a prendere una decisione finale, complice anche il fatto che la premier Meloni ancora non ha sciolto le riserve. "Perché Schlein lascia aperta l’ipotesi della candidatura?". Proprio qui si innesta la supposizione che incuriosisce i maggiorenti del partito. Quindi - prosegue Il Giornale - un terzo dubbio: "Non è che ha paura di non essere più segretaria e cerca il paracadute di Bruxelles per allontanarsi da Roma?". In effetti, nel caso di una messa in discussione della leadership, il Parlamento europeo sarebbe un rifugio più tranquillo rispetto alle polemiche dei Palazzi romani. Un disarcionamento che potrebbe concretizzarsi subito dopo la prova del voto per l’Europarlamento. Sia se il Pd arrivasse sotto il 20% senza la segretaria, sia se la stessa Schlein arrancasse come consensi personali, venendo surclassata, in quanto a preferenze, dalla premier Giorgia Meloni.