Francesco e la nobiltà del potere
di Antonino D'Anna

“Il potere è servizio”. È in queste parole, insieme al verbo “custodire” richiamato più volte nella sua omelia, il senso del pontificato di papa Francesco. Un pontificato che promette di dare una svolta alla vita della Chiesa: se il potere è servizio, allora dovranno cambiare logiche e assetti della macchina curiale; se il potere è servizio, il vescovo di Roma (quale egli si sente ed è) è pronto ad ascoltare anche i fratelli vescovi ed esercitare questo servizio con loro; se il potere è servizio, allora questo servizio va oltre la religione cattolica e abbraccia tutto il mondo.
Il Papa sottolinea un concetto: Dio non desidera una casa costruita dall'uomo, ma la fedeltà alla Sua parola e al suo disegno. Dio costruisce con pietre vive. Qui il Papa richiama alla fede ed al Vangelo, senza possibilità di salti nel vuoto e fughe in avanti. È un richiamo alla lotta al relativismo che fu cara al suo predecessore Joseph Ratzinger, come in un altro passaggio quando Francesco parla di lasciarsi guidare dalla volontà di Dio: “Giuseppe è custode perché si lascia guidare dalla volontà di Dio”, dice il Papa. E qui ritorna quanto disse Ratzinger nella sua prima omelia: il mio programma è fare la volontà di Dio. Ma papa Jorge Mario Bergoglio aggiunge una precisazione: Giuseppe, come il Papa, “Sa leggere con realismo gli avvenimenti: è attento a ciò che lo circonda e sa prendere le decisioni più sagge”. Ecco il discernimento, tema tanto caro ai gesuiti, che permette loro di dialogare col mondo. Da questo Papa possiamo aspettarci dei “no” a priori su temi certamente delicati come aborto ed eutanasia (d'altronde nessun Papa potrebbe aprire su questi temi, andrebbe contro la Scrittura e quindi contro la volontà di Dio); ma è lecito attendersi soluzioni lette con realismo e saggezza su temi quali l'omosessualità e il ruolo dei divorziati risposati, per esempio.
Molto bello il tema – peraltro caro anche ai francescani – della custodia del Creato e l'invito rivolto anche ai non cristiani. In questo il Papa manifesta una vicinanza a tutti gli uomini: e nella custodia ecco “i bambini, i vecchi, coloro che sono più fragili e spesso nella periferia del nostro cuore”. Torna il tema della famiglia e appare l'amicizia. Un richiamo a Giovanni Paolo II quando Francesco chiede di non avere paura della tenerezza. Il Papa parla del suo servizio osservando che il Papa per esercitarlo deve entrare “sempre più nel servizio che ha vetice sulla Croce”. Qui può essere letto come un impegno a restare al suo posto fino alla fine (e dunque dando sollievo a chi è rimasto “scottato” dalle dimissioni di Ratzinger), ma attenzione: la custodia è del popolo di Dio e l'accoglienza dell'intera umanità, specie poveri, deboli, piccoli, chi ha fame, sete, è straniero, nudo, ammalato o in carcere. Sono tanti oggi gli stranieri e gli ammalati, spesso di nuove malattie. È su questo che si giocherà il servizio di Francesco. Con un potere che non vuole essere più ostentazione di forza, ma piuttosto nobiltà d'amore. Da Potere a potere: non solo l'abbandono della maiuscola.