Funerali di Andreotti. Applausi in chiesa
San Giovanni dei Fiorentini, a pochi passi dal Vaticano e alla casa dove abitava. Centinaia di persone fuori la chiesa. Il feretro di Giulio Andreotti è arrivato portato a spalla direttamente dalla suabitazione poco prima delle 17, ed è stato accolto dagli applausi della gente comune, raccolta intorno l'ingresso e non solo. Duecento metri di persone. "Bravo Giulio!", ha gridato una signora anziana. "Bravo", ha ripetuto qualcun'altro. Un'eco. "Grande. Giulio".
Malgrado la scelta della famiglia di una cerimonia in forma strettamente privata, sono stati molti i politici presenti per dare l'ultimo saluto al senatore a vita. L'ex premier Mario Monti, Gianni Letta, Emilio Colombo, seduti al primo banco, con loro il leader Udc Pierferdinando Casini. In prima fila anche il presidente del Senato Pietro Grasso, il sindaco Gianni Alemanno, Ciriaco De mita, Arnaldo Forlani e, tra gli altri, la figlia di Alcide De Gasperi, Romana. Presente anche una rappresentanza giovanile As Roma.
In chiesa anche molti maggiorenti della storia democristiana passata e presente (Cirino Pomicino, Scotti, Mancino, Follini, Pisanu), esponenti dell'epoca politica andreottiana (De Michelis, Carraro, Ciarrapico, la vedova di Giovanni Leone, Vittoria) ed altri rappresentanti politici (Gasparri, Riccardi, Iervolino, Garavaglia, D'Antoni). Seri, composti. A commuoversi è stata l'avvocato Giulia Bongiorno, che da giovanissima legale difese il sette volte presidente del Consiglio nei suoi processi. Come ieri alla notizia della sua morte, non ha trattenuto le lacrime.
Tre corone di fiori. Una di rose bianche, portata dai corazzieri, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, le altre del presidente del Senato, Pietro Grasso, e del presidente della Camera, Laura Boldrini.
"Chi era Giulio Andreotti? Un uomo di fede attento ai più bisognosi", ha detto il parroco Luigi Veturi descrivendolo, durante la breve omelia. "Da lui - ha detto - ero di casa, ci teneva ad accompagnarmi alla porta, ma quando non ha più potuto farlo, facevo da solo". "L'Andreotti che ho conosciuto? - ha aggiunto il sacerdote - Non aveva a che fare con quello che si diceva di lui. Chi una cosa, chi un'altra". "Non si può prescindere da Andreotti - ha continuato Veturi - senza comprendere che la fede ha illuminato tutta la sua vita e il suo percorso umano".
"Un aspetto - ha spiegato il parroco di San Giovanni dei Fiorentini - che mi ha sempre colpito è stato il suo rapporto con i poveri". "Uno stuolo lo attendeva ogni mattina davanti alla chiesa - ha ricordato - per raccogliere le sue offerte". E il senatore a vita non si è mai tirato indietro, generosamente. Poi don Luigi Veturi ha raccontato dei tanti che gli lasciavano lettere da consegnare ad Andreotti e di quanto questo fatto fosse a volte fastidioso. Ma "è sempre stato attento ai bisognosi". "Sempre attento a tutti - ha concluso - con particolare attenzione ai poveri".