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Politica
Giustizia, Bongiorno: "Per magistrati serve anche un test psicoattitudinale"

"Per i magistrati serve anche un test psicoattitudinale". Ne è convinto il ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, che in un’intervista a 'Libero' risponde a una domanda in merito alle vicende giudiziarie che stanno coinvolgendo alcuni magistrati. “La vicenda è grave anche per l'effetto che ha sui cittadini, specie su chi in passato è stato indagato dai magistrati coinvolti - afferma Bongiorno - chi viene processato o condannato deve avere la certezza della correttezza assoluta di chi decide sulla sua libertà o sul suo patrimonio. Certi veleni inevitabilmente minano la fiducia nella magistratura”.

E sul ministro Salvini che vuole riformare la giustizia ha osservato: "Sono d'accordo, e aspetto con ansia di vedere il progetto del ministro Alfonso Bonafede. Secondo me non possiamo prescindere da una riforma del Csm e da un ripensamento dei criteri d'accesso al terzo potere dello Stato. II magistrato dovrebbe sempre essere imparziale e super partes. Si figuri che io non ho fatto il giudice - come mi consigliava mio nonno, pensando che così avrei avuto ‘i pomeriggi liberi’ - perché non mi sentivo all'altezza. II magistrato è un sacerdote, assolve e condanna, io non avrei mai potuto: sono sempre piena di dubbi”. E prosegue: “Ci vuole anche una verifica psicoattitudinale: non può diventare giudice solo chi è più bravo degli altri a imparare a memoria i codici e la giurisprudenza, sono indispensabili anche doti caratteriali di equilibrio e buon senso. Poi, una volta superato l'esame, serve una formazione accurata e completa e se, vinto il concorso, il tirocinio va male, dev'essere inibita ogni possibilità di accesso alla magistratura”.

E la riforma del Csm? “È da rivedere il sistema d'elezione, la situazione attuale crea patologie - risponde Bongiorno - io non sono contro la libertà di pensiero, e non mi scandalizza che nel Csm ci siano correnti; ma bisogna evitare la politicizzazione dell'organo e gli scontri tra fazioni, magari pensando a un sorteggio tra una rosa di nomi indicati dalla politica e dalla categoria”.     Salvini nei giorni scorsi ha detto che il reato di abuso d'ufficio andrebbe eliminato perché paralizza le amministrazioni... “Il sistema è dominato dalla burocrazia e da un'ipertrofia di norme, spesso sindaci o funzionari restano inerti per non rischiare - osserva Bongiorno - ma le dirò anche che, in 25 anni di avvocatura, ho difeso centinaia di persone con questa contestazione ma non ricordo un solo processo finito con condanna definitiva”. Davvero? “Sì, perché per contestare l'ipotesi di abuso d'ufficio ci si accontenta spesso di una condotta che violi le norme, ma poi, quando si apre il processo, si scopre che mancano sempre gli ulteriori requisiti previsti dalla legge: una volta manca il dolo, un'altra l'ingiusto arricchimento...”. 

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