Giustizia e dintorni
Di Guido Camera
Non si può certo dire che la Cassazione abbia usato mezzi termini per censurare la costituzionalità della legge elettorale che, non a caso, è nota come “Porcellum”. Secondo gli ermellini i profili di illegittimità della legge elettorale del 2005 riguardano: 1) il “premio di maggioranza”, definito un “meccanismo che, incentivando il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, contraddice l’esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o i partiti che ne facevano parte ne escano (con l’ulteriore conseguenza che l’attribuzione del premio, se era servita a favorire la formazione di un governo all’inizio della legislatura, potrebbe invece ostacolarla con riferimento ai governi successivi basati su coalizioni diverse)”; 2) l’impossibilità per l’elettore di indicare “il nominativo di un candidato sulla scheda”, che rende il voto “sostanzialmente indiretto” perchè “non consente di esprimere alcuna preferenza, ma solo di scegliere una lista di partito, cui in definitiva è rimessa la designazione dei candidati”; 3) la mortificazione dei principi costituzionali di “uguaglianza del voto e di rappresentanza democratica”, dato che “la maggioranza beneficiaria del premio è in grado di eleggere gli organi di garanzia che, tra l’altro, restano in carica per un tempo più lungo della magistratura”.
La modifica del Porcellum è da tempo indicata come una priorità da Napolitano - come hanno sottolineato i giudici della Cassazione - che, in occasione del suo recente (re)insediamento, ha definito “abnorme” il meccanismo relativo al premio di maggioranza. Si tratta di censure importanti, delle quali il Parlamento e (soprattutto) il Governo speriamo tengano conto, così da non dovere aspettare il giudizio della Consulta per modificare la legge elettorale: il mio auspicio è che si parta dall’esito del referendum del 18 aprile 1993 che, come ricordiamo, palesò la diffusa volontà degli italiani di configurare un sistema maggioritario. Certo sono passati vent’anni, ma non si può non prendere atto che il voto di protesta che ha caratterizzato (in particolare) le ultime elezioni politiche - per quanto, paradossalmente, grazie al Porcellum e alla mancata indicazione delle preferenze, abbia premiato proprio chi si è proposto agli elettori come “l’anticasta” - è indicativo della consolidata, e attuale, volontà di italiani di poter scegliere chi li rappresenterà in Parlamento secondo logiche bipolari che, per quanto sicuramente perfettibili, fanno ormai parte della nostra cultura.