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Politica
Governo in crisi? Il Pd compatto: ci sono le urne. Sala (e non solo) in campo
Lapresse

Il Partito Democratico, arichiviato il discreto risultato delle Europee di domenica scorsa, assiste da spettatore interessato a quanto sta accadendo nella maggioranza e soprattutto guarda al travaglio in corso nel Movimento 5 Stelle preparandosi alla sempre più probabile crisi e caduta dell'esecutivo Conte. Secondo quanto Affaritaliani.it ha appreso da diverse fonti dem, rappresentanti delle tre principali anime che si sono confrontate alle ultime primarie (Zingaretti, Martina, Giachetti) in caso di dimissioni del presidente del Consiglio e di rottura dell'alleanza 5 Stelle-Lega "ci sono solo le elezioni subito dopo l'estate".

Non si tratta della possibilità al momento più probabile ma di una certezza. In questa legislatura - spiegano fonti dem vicine al Governatore del Lazio - non è ipotizzabile alcuna collaborazione con il M5S. Il Pa lo ha ripetuto, a partire dal segretario, per mesi, e certo non può tornare indietro, pena un crollo al 15 se non al 12% relagalando la maggioranza assoluta a Salvini. Le stesse fonti fanno poi notare che Di Maio e tutto il suo partito hanno avallato il Decreto Sicurezza, la legittima difesa, la chiusura dei porti... Come può ora il Pd governare con loro? Sarebbe un suicidio politico.

E se il premier fosse una figura gradita alla sinistra come il presidente della Camera Roberto Fico? Non se ne parla - affermano i dem di area Martina -. Nulla contro Fico - fanno sapere -, ma con quale maggioranza? Sulla carta M5S e Pd avrebbero solo due senatori in più, ma certamente ci sarebbe defezioni da parte della componente di destra dei 5 Stelle e anche tra i renziani doc. Impossibile anche se entrassero i pochi parlamentari di LeU (ipotesi comunque tutta da verificare). I renziani, quelli che si sono riconosciuti nella candidatura a segretario di Giachetti, sono ancora più categorici e spiegano che mai faranno la stampella di Casaleggio e Grillo.

Non solo, altre fonti dem vicine a Zingaretti sottolineano che con la lettera dell'Unione europea all'Italia e la situazione dei conti pubblici il Pd rischierebbe di intestarsi una Legge di Bilancio lacrime e sangue facendo da partner minore di un partito che ha dimezzato i voti tre giorni fa. E l'ipotesi del governissimo tutti dentro per fare 'salvare' l'Italia in caso di balzo dello spread? Sarebbe una soluzione alla Mario Monti - spiegano fonti dem a Palazzo Madama -. Il Pd ci ha già provato nel 2011 e tutti sanno come è andata. Anche questa non è una strada percorribile, anche perché sicuramente la Lega e Fratelli d'Italia si chiamerebbero fuori facendo così opposizione dura cavalcando la pancia del popolo. Insomma, il Pd non vuole fare l'ennesimo regalo a Salvini e Meloni.

Altri dem a Montecitorio fanno notare che i mercati non vogliono soluzione pasticciate come dimostra il caso della Spagna che ha votato due volte nello stesso anno senza alcun terremoto finanziario. E' evidente che arrivati a questo punto, con una leggera ripresa nelle urne certificata dal voto europeo, i dem non vogliono regalare i loro voti in Parlamento né al M5S ma nemmeno per una riedizione delle larghe intese. E comunque Mattarella non è Napolitano. Se cade Conte - ragionano sempre nel partito guidato da Zingaretti - e il Presidente vede che non ci sono alternative manda il Paese alle elezioni il prima possibile affinché il nuovo governo possa scrivere in tempo la manovra economica.

Elezioni a settembre, dunque. Ma chi sarà il candidato premier del Pd e della coalizione di Centrosinistra che nascerebbe attorno ai dem? Quella di Giuseppe Sala è certamente un'ipotesi plausibile - spiega una fonte vicina a Zingaretti -. A Milano ha fatto molto bene, è l'uomo del successo internazionale dell'Expo e soprattutto ha battuto nettamente la Lega e Salvini domenica scorsa. Però la stessa fonte sottolinea anche che è molto presto per parlarne. Sala è certamente nella cerchia ristretta dei possibili candidati a Palazzo Chigi in caso di elezioni anticipate, ma affermare oggi che la scelta cadrà su di lui sarebbe un errore.

E nel Pd c'è anche chi ragiona in modo differente: un conto è Milano e un conto è il resto del Paese. Occorre fare una valutazione seria e non innamorarsi della prima ipotesi solo per i numeri delle Europee. E in molti si chiedono: come prenderebbero questa candidatura al Centro-Sud?. Insomma, l'ipotesi Sala è in campo, forte e autorevole. Ma al momento non è certo l'unica. E le fonti del Pd concordano nell'affermare che ci sono almeno altri tre nomi in corsa: il primo è quello dello stesso Governatore del Lazio e segretario (anche se al momento è quella meno probabile), l'atra è quella di Carlo Calenda (in caso di alleanza verso il centro con +Europa e Verdi Europei) e poi c'è sempre la carta dell'ex premier Paolo Gentiloni che potrebbe mettere tutti d'accordo e tenere insieme le varie anime del partito.

Il Pd vede (e spera) nella caduta di Conte e del governo M5S-Lega e dietro le quinte già si interroga su come presentarsi alle elezioni politiche. Nell'ordine, la classifica dei candidati premier vede in testa Sala, seguito a pochissima distanza da Gentiloni, terzo Calendo e poi l'ipotesi Zingaretti.

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