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Politica
Governo Pd, Martina al M5S: confronto impossibile
Maurizio Martina

"Leggo che il capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli ritiene il Pd 'responsabile del fallimento delle politiche di questi anni'. È chiaro che queste parole dimostrano l'impossibilità di un confronto con noi. Finiscano con i tatticismi esasperati, con la logica ambigua dei due forni come se non contassero nulla i programmi e la coerenza ideale, e dicano chiaro se sono in grado di assumersi una qualche responsabilità verso il Paese".

Il segretario reggente del Pd Maurizio Martina chiude ai 5 Stelle e all'apertura di Di Maio, ieri, dopo il colloquio al Colle. Le parole di Martina arrivano dopo le dichiarazioni, in mattinata, di Graziano Delrio ("Abbiamo idee diverse di Paese") e di Andrea Orlando ("Non si può fare una discussione come quella che si sta conducendo adesso dove si pone una equivalenza tra l'alleanza con il Pd e quella con la Lega).

La porta dei dem dunque sembra chiusa anche se lo stesso Toninelli prova, almeno apparentemente, a riaprirla: "Il Pd non strumentalizzi il senso delle mie parole e non cerchi pretesti. Abbiamo idee differenti ed è evidente che la nostra visione critica sull'operato del governo del Pd in questi anni resta" ma "per il bene del Paese il M5s chiede sinceramente al Pd di metterci intorno ad un tavolo".

Il Pd intanto è attraversato da uno scontro interno sempre più aspro. Al centro della scena oggi soprattutto Orlando per l'affondo contro Matteo Renzi. Nel tentativo di raggiungere un punto di equilibrio è stata convocata una assemblea congiunta dei gruppi dem di Camera e Senato per martedì 10 alle alle 18 presso la sede del partito, in via Sant'Andrea delle Fratte 16. All'ordine del giorno la situazione politica.

L'assemblea del Pd, invece, è fissata per il 21 aprile - Martina è per ora l'unico candidato ufficiale alla segreteria - ma il partito è in ebollizione. "Renzi deve decidere - dice Orlando - se ritiene che la colpa di questa sconfitta non sia la sua, che sia la mia o dei cambiamenti climatici, allora deve decidere di ritirare le proprie dimissioni e continuare a esercitare il mandato avuto dagli elettori. Se invece, come ha detto, si assume non dico tutta la responsabilità ma almeno una quota significativa, e ne trae come conseguenza quella di arrivare alle dimissioni, allora deve consentire a chi pro tempore ha avuto l'incarico di poterlo esercitare".

Parole durissime, velate dall'ironia, che Orlando pronuncia rispondendo ai giornalisti davanti a Palazzo Chigi. I cronisti gli chiedevano un commento sulla riunione dei 'renziani' di ieri nello studio di Andrea Marcucci, capogruppo dem al Senato, renziano "ortodosso". "Altrimenti - aggiunge Orlando - non riparte l'iniziativa, non riparte un dibattito sereno, non riparte una ripresa dei rapporti del pd con la società italiana".

Anche Gianni Cuperlo la pensa così sul ritorno di Renzi. "Non sono stupito, ma preoccupato. Alla luce della riunione che si è svolta ieri, e lo dico con profondo rispetto nei confronti dell'ex segretario del mio partito di cui ho apprezzato l'atto di responsabilità e la presa d'atto della sconfitta con le dimissioni conseguenti, se Renzi ha cambiato idea e pensa di dover svolgere e assolvere un ruolo e una funzione politica di direzione in questa comunità anche dopo il 4 marzo, ha una via primaria: ritirare le dimissioni, presentarsi all'assemblea del 21 aprile e chiedere a quell'assemblea che si rinnovi la fiducia nella sua persona e nella sua leadership" ha detto a Omnibus su La7.

Tentano di riportare pace in casa dem sia Martina che Lorenzo Guerini. "Chiedo di fermare le discussioni e le polemiche sbagliate e di rimanere concentrati sul nostro lavoro", è l'appello del segretario reggente. "Consiglierei a tutti, a partire da me stesso - ha dichiarato il coordinatore pd - di darci una calmata. Siamo dentro una complicata fase d'avvio di legislatura in cui emerge con chiarezza l'arrogante debolezza dei presunti vincitori. Nello stesso tempo abbiamo davanti a noi, come Pd, scelte importanti che affronteremo in assemblea. Discutere se arrivare in assemblea con la decisione di indire il congresso o con l'elezione di un nuovo segretario non è una forzatura ma rispetto dello statuto".

Sullo sfondo, la battaglia per la successione al Nazareno - con Renzi che sembra sempre più intenzionato a sostituire Martina - ma anche l'atteggiamento da tenere in vista della nascita del futuro governo. I ministri Franceschini e Orlando sono considerati membri dell'ala dialogante del partito e il sospetto è che lo stesso Martina possa diventare un punto di riferimento per questa "corrente". Così nasce la loro volontà di impedirne l'elezione e a questo è servito il vertice riunito ieri a casa Marcucci, cui hanno preso parte Renzi, Boschi, Lotti, Bonifazi e Orfini.

I nomi che si fanno, come candidati alla segretaria per l'area renziana sono diversi: Serracchiani, Richetti, Rosato, Guerini (che però resiste al pressing), lo stesso Delrio che per ora ha fatto un passo di lato per motivi personali. Nel weekend, però, ci saranno diverse iniziative legate a fronti contrapposti del partito.

"L'iniziativa di domani è promossa dai Giovani del Pd e non solo. Non è un momento correntizio ma di riflessione sul voto, e credo sia utile farlo tanto piu perché il partito al momento non ha ancora promosso un momento di riflessione di questo genere", ha detto ancora Orlando a chi gli chiedeva un commento sulla riunione di 'sinistra anno zero', prevista per domani, contemporanea a un'altra iniziativa promossa da Matteo Richetti.A movimentare lo scontro interno, anche uno scambio di tweet tra Orlando e Carlo Calenda. Tutto parte da un utente del social che chiede a Calenda che ne pensi di quanto detto ieri sera a Piazza Pulita da Orlando, cioè che "Il Pd deve fare una fortissima svolta a sinistra". "La svolta a sinistra? - risponde Calenda - mi sembrano frasi vuote. Ma sono l'ultimo arrivato. Magari c'è un significato profondo che non colgo". Replica Orlando: "Magari alle volte basta chiedere prima di twittare. Non mancherà occasione".

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