Grillo delira, ma non sempre
Di Gianni Pardo
Commentare ciò che dice Beppe Grillo è frustrante. Normalmente le sue parole non vanno pedestremente esaminate come contenuto: vanno valutate per il loro colore, il loro estro, il loro effetto su un uditorio pronto alla risata. Hanno più un valore musicale che concettuale. Per questo, cercare di spiegarle, ammesso che uno ne sia capace, è come cercare di spiegare al primo venuto perché Leopardi è poeta più grande di Trilussa, qual è la differenza tra dolo eventuale e colpa con previsione, o che c'è da ridere in una barzelletta. In questi casi la cosa migliore da fare è cambiare discorso. Ma questo principio valeva fino alle elezioni. Ora anche chi prima si è occupato di Grillo più o meno quanto si è occupato del fu Franco Franchi, ha il dovere di prenderlo sul serio. Il comico (leggiamo su Affaritaliani.it) ha dichiarato che Mario Monti "Ha toccato i risparmi di famiglie che ora non possono andare avanti perché non hanno soldi. Come può essere questo il bene dell'Italia e, quindi, anche il bene dell'Europa? Io sono a favore che l'Italia si ricompri il proprio debito estero da paesi come Francia e Germania e negozi nuovamente il tasso d'interesse. In realtà l'Italia è già fallita. Fra un anno non avremo i soldi per pagare le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici.
C'è poco da salvare". Con queste parole si certifica per cominciare il totale fallimento del famoso anno che ci avrebbe salvati mentre eravamo sull'orlo del baratro, come ripetuto fino a provocare conati di vomito. Ma la critica, si sa, è facile. Interessante è invece - per la misura della cultura economica di Grillo - l'affermazione che l'Italia dovrebbe ricomprare il proprio debito estero. Che è come dire a uno che rischia di fallire: "E tu pagali, i tuoi debitori!" Di fatto, poiché pare che il debito italiano sia in mani straniere per la metà, per "ricomprarlo" l'Italia dovrebbe dare ai creditori, in contanti, qualcosa come mille miliardi di euro. Dovremmo ridere? Qualcuno potrebbe obiettare che molti dei titoli non sono in scadenza. Dunque non si tratterebbe di rimborsarli tutti in una volta. E quanti vengono a scadenza in un anno? Il calcolo, almeno approssimativo, non è difficile. Gli interessi annuali ammontano a circa 70 miliardi. Facciamo che la metà sia per debito in mani straniere e parliamo di 35 miliardi. Facciamo inoltre che l'interesse medio sia del 4% (e quattro è un venticinquesimo del capitale). Il capitale sarebbe (25x35) di 875 miliardi. Se anche gli interessi annui da pagare fossero solo 40 miliardi, la metà moltiplicato venticinque farebbe ancora 500 miliardi. L'Italia, dal marzo 2013 al marzo 2014, potrebbe sborsare queste somme? E poi, negoziare di nuovo i tassi d'interesse? E con chi, se il debito, invece di rinnovarlo, lo rimborsiamo? E questo signore guida il più grande partito della Camera dei Deputati! Molto più interessante e molto meno "delirante", perché politicamente rivelatrice, è l'altra affermazione: "Destra e sinistra erano già alleate prima, con Monti.
Lo saranno ancora con un altro presidente del consiglio: Corrado Passera". Innanzi tutto, nel momento in cui si ipotizza un governo simile a quello di Monti, ma senza Monti, si squalifica definitivamente il professore. Poi - cosa ben più sostanziale - si vede che il programma di Grillo sarebbe quello di negarsi indefinitamente a Bersani per obbligarlo a fare il governo insieme col Pdl in modo da riservarsi l'opposizione. Viste le difficoltà presenti dell'Italia, e le difficoltà anche maggiori che potrebbe riservarci il futuro, questa posizione si annuncia estremamente comoda. Il calcolo non è sciocco. Sciocco no, rischioso sì. Se il Pd mantenesse la propria posizione di rifiuto a Berlusconi e se si andasse a nuove elezioni (ammesso che non diluvi prima del momento in cui ciò sarà possibile) nessuno dice che Grillo avrà un successo maggiore o uguale a quello che ha avuto in febbraio. Infatti rimarrebbe certificata la sua inettitudine a governare e la sua volontà di sfasciare tutto: in una parola la sua totale inaffidabilità. Senza dire che al contrario i suoi eletti potrebbero non voler rischiare di rimanere fuori dal Parlamento, sino a voltargli le spalle e precipitarsi fra le braccia di Bersani. Insomma, di incognite ce ne sono molte. In fondo comunque Grillo sta facendo bene i suoi interessi; e, almeno fino ad ora, anche il Pd non è stupido, nell'insistere per non lasciare a Grillo l'opposizione. Gli unici ingenui sono i rappresentanti del Pdl, pronti ad entrare nel governo senza pensare che saranno ritenuti responsabili di tutti i guai provocati dal Pd e dalla congiuntura internazionale. Rifulge comunque, in questa situazione, l'amore per la nazione della nostra classe politica. Beppe Grillo incluso.