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Politica
"Grillo monarca assoluto, avanti così e 5 Stelle finiti. Conte? Come Prodi..."

 

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Il governo Draghi ha ottenuto una fiducia molto ampia, quasi come quella di Monti. Continuerà la pax tra i partiti o inizieranno presto a litigare? L'esecutivo durerà fino alla fine della legislatura nel 2023?
"Non credo che inizieranno subito a litigare, ma non penso nemmeno che il governo possa durare fino al termine della legislatura. Dopo questo anno di anticamera, l'ipotesi più probabile è che Draghi venga eletto nel 2022 presidente della Repubblica e quindi questo governo sarà delimitato nel tempo. Ci sono due ipotesi al momento per il Quirinale: o un prolungamento di Mattarella come accadde con Napolitano, ma il Presidente ha già fatto capire di non essere disponibile, oppure l'unica persona su cui è possibile trovare un accordo tra i partiti è Draghi, come è stato per il governo".

E quindi elezioni nella primavera del 2022...
"Corretto, con i due schieramenti che si stanno formando, visto che il tripolarismo è finito. Se la giocheranno con una legge elettorale evidentemente maggioritaria. Forse Zingaretti non lo ha ancora capito, ma glielo faranno capire, che non si può fare una riforma elettorale proporzionale contro la Lega mentre si governa insieme alla stessa Lega. Prima lo capisce meglio è".

Passiamo al caos nel M5S, dove sono stati espulsi i cosiddetti dissidenti che hanno votato contro la fiducia. Sarà scissione a questo punto?
"Aspettiamo a dirlo, al momento la situazione è ancora sospesa poiché i probiviri non li hanno ancora espulsi dal Movimento stesso. Insomma, la partita è ancora aperta, il M5S mette fuori qualcuno dicendo che non rispetta le regole quando è proprio il Movimento a non rispettare le regole".

Ovvero?
"Gli espulsi hanno votato no alla fiducia perché il quesito su Rousseau metteva come subordinata alla partecipazione al governo Draghi la nascita del super ministero della transizione ecologica, che però non c'è, non esiste. E quindi perché i parlamentari dovrebbero essere vincolati alla decisione della Rete? Prima di pensare a una frattura, ritengo che i dissidenti farebbero bene a far valere le loro ragioni dall'interno. Visto che sono stati espulsi con una decisione del tutto priva di fondamento devono far valere le loro ragioni. La presidente Casellati ha solo preso atto di quello che ha detto in Aula il capogruppo del M5S, un atto meramente formale che può essere impugnato. E' possibile al posto di una frattura una scalata interna nel Movimento 5 Stelle considerando il fatto che tra gli espulsi ci sono persone come Morra e la Lezzi che erano iscritti e attivisti della prima ora e non personaggi che si sono aggiunti in seguito".

La rete ha votato per il direttorio, ma Grillo ha imposto che per ora resti Crimi. Che cosa sta succedendo?
"Grillo ormai si comporta come il monarca assoluto senza alcun rispetto delle regole. Non può mettere fuori alcuni portavoce (parlamentari) dicendo che non rispettano le regole interne quando è lui il primo a non rispettarle. E' chiaro che i senatori e i deputati espulsi al momento sono ancora attivisti e iscritti al M5S. Pertanto se la possono giocare dall'interno chiedendo subito la votazione del direttorio a cinque e non costituendo un nuovo gruppo. La base ha scelto che non ci sia più il capo politico e non possono tenerlo altri 4 o 5 anni. Crimi è scaduto da tempo, che cosa fanno, lo tengono come reggente permanente? Grillo vorrebbe candidare Conte nel direttorio, ma anche questo è contro le regole non essendo l'ex premier al momento nemmeno iscritto. Invece i parlamentari espulsi, fino a quando non ci sarà la decisione finale dei probiviri, possono tranquillamente presentarsi per il direttorio e tentare la scalata interna. Il Collegio dei probiviri ha una grande responsabilità nel futuro del Movimento. Non ci sono elementi validi per convalidare l’espulsione di coloro che hanno votato contro Draghi perché andava rifatta la consultazione tra gli iscritti".

di battista apertura
 

Di Battista ormai è un'altra storia?
"Sì, è una storia a parte. Appena arrivato Draghi ha detto che l'amore, bellissimo, è finito e che le strade si separano. Un atteggiamento corretto e coerente, anche se a mio avviso avrebbe potuto da tempo chiedere la votazione online per chiedere di essere lui il capo politico del Movimento e invece hanno cambiato lo statuto per farlo fuori. Ma mi chiedo, è un addio definitivo? Il primo amore non si scorda mai. Visto quello che sta accadendo nel M5S magari potrebbe anche ripensarci. Manca la capacità di fare sintesi nel Movimento e ormai Grillo si comporta in modo autoritario senza rispettare le regole interne. Fa quello che vuole utilizzando Crimi per avallare decisioni già prese. In questo modo il declino è inesorabile. L'idea del super ministero della transizione ecologica era ottima e Grillo avrebbe potuto trasformare il M5S dal partito del vaffa a quello ambientalista, visto che i verdi sono soggetti politici molto forti in Europa e, ad esempio, in Germania. Ma tutto ciò non è accaduto e con questo autoritarismo Grillo sta portando alla fine il Movimento stesso. I 5 Stelle sono nati con la Rete soggetto attivo, ora invece viene utilizzata per legittimare decisione già prese, come è accaduto con il governo Draghi. D'altronde che Grillo stia perdendo carisma lo si vede dalla votazione per il cambiamento dello statuto alla quale hanno partecipato solo 12mila iscritti".

E Conte che ruolo può giocare?
"Grillo ha usato prima la linea 'Conte o morte', mentre Di Maio se ne voleva liberare, gli faceva ombra, e ci è riuscito. Vedremo se ora Grilo vorrà imporre l'ex premier come capo politico del M5S, anche se l'idea più corretta e sensata sarebbe quella del federatore della nuova coalizione di Centrosinistra, come fu Prodi con l'Ulivo".

Bisogna vedere se al Pd sta bene...
"Prodi non aveva un partito, era la sintesi della coalizione. Se Conte fa il leader del M5S poi non può più essere il federatore della coalizione, considerando anche che quasi sicuramente i 5 Stelle saranno minoritari rispetto al Pd. A Conte non conviene avere un partito ma essere la sintesi e il federatore, come nel precedente governo".

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Come valuta la svolta europeista della Lega? Nel 2014 Salvini diceva che l'euro è una moneta criminale e oggi afferma che l'Europa è la nostra casa...
"Per la politica sei anni fa sono anni luce. E comunque l'euro è una cosa e l'Europa è un'altra cosa. Andate a vedere l'ultimo congresso di Milano del dicembre 2019, dove ho tenuto il discorso programmatico. Si parlava chiaramente di un sovranismo aperto, liberale ed europeista. Tutte scelte prese più di un anno fa. Che poi ci siano state resistenze all'interno può essere, ma alla fine ha prevalso la linea di seguire Draghi per cercare di ottenere risultati".

Ma chi comanda, Giorgetti o Salvini?
"Nella Lega c'è una discussione interna, poi quando viene presa una decisione quest'ultima viene portata avanti dal segretario. Il dibattito non è mancato, ma a questo punto la decisione di partecipare al governo Draghi è collettiva. Io nel marzo del 2020 avevo scritto su Il Sole 24 Ore un articolo in cui dicevo che all'Italia serviva un governo di transizione che solo Draghi poteva guidare. E lì siamo arrivati. Insistere soltanto sulle elezioni non aveva senso".

Quindi la Meloni sbaglia...
"Sì, anche se la momento potrebbe capitalizzare qualcosa stando all'opposizione, ma serve a poco perché non si vota adesso. Bisognerà vedere i sondaggi tra un anno. Se la Lega se la gioca bene con tre ministeri importanti, uno soprattutto chiave come lo Sviluppo economico, otterrà risultati anche elettorali. Tra un anno leggeremo i dati dei sondaggi e vedremo se ha avuto ragione Salvini o la Meloni. Ma è assurdo dire che la Lega non è più sovranista, semmai non è e non è mai stata nazionalista. Il fedarilismo e la critica del centralismo restano nel dna della Lega. La linea della Lega decisa all'ultimo congresso è quella di una sovranismo liberale, federalistico ed europeistico. I giornaloni allora parlarono soltanto dell'intervento un po' sopra le righe di Bossi, ma la linea politica della Lega era in realtà da ricercare nel mio intervento programmatico che fu discusso dal congresso. E in quella occasione sia Giorgetti sia Salvini ebbero modo di esprimersi in modo favorevole".

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