Pd, Guerini esce allo scoperto: "Riarmo ineludibile". Siluro alla linea di Schlein. Verso la resa dei conti nei Dem con l'ipotesi scissione - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 15:12

Pd, Guerini esce allo scoperto: "Riarmo ineludibile". Siluro alla linea di Schlein. Verso la resa dei conti nei Dem con l'ipotesi scissione

Nel mirino la linea di sinistra schiacciata su M5S e Landini

Di Alberto Maggi

Formalmente Guerini denuncia le divisioni nel governo, ma il vero segnale politico è per il Pd e il Centrosinistra

Lorenzo Guerini è un esponente di spicco del Partito Democratico che parla molto raramente. Esattamente come Dario Franceschini. Ma quando uno dei due esce allo scoperto, come questa mattina il presidente del Copasir e leader della minoranza riformista e liberale Dem, lo fa per lanciare messaggi chiari. Guerini, come i più esperti di politica sanno, avendo ricoperto per anni il ruolo di ministro della Difesa, ha mantenuto ottimi rapporti con i principali vertici della Nato e anche con l'attuale segretario generale Mark Rutte.

Ovviamente il primo segnale che Guerini dà, ma non quello principale, è alla maggioranza di Centrodestra, affermando: "Vedo delle divisioni. Ma ora serve chiarezza, non le ambiguità". Lampante il riferimento alla posizione di Matteo Salvini e della Lega che hanno frenato sull'invio di nuove armi all'Ucraina dopo lo scandalo corruzione che ha coinvolto politici di primissimo piano vicinissimi al presidente Zelensky. Ma il Consiglio di Difesa presieduto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella ha dato il via libera a nuove forniture di armamenti a Kiev, anche su spinta del ministro della Difesa Guido Crosetto (linea condivisa da Giorgia Meloni).

Non solo, è stata anche individuata la Russia come fonte di pericolo di vario genere per il nostro Paese, non solo in termini di cyber attacchi. Ma il punto chiave è il riarmo, che secondo Guerini è "ineludibile". E qui il segnale, ben più rilevante politicamente, è tutto interno al Pd e al cosiddetto campo largo.

Alla domanda se i Dem voteranno a favore del pacchetto armi all’Ucraina, il presidente del Copasir è chiaro: "Il Pd ha sempre presentato e votato le risoluzioni per confermare gli aiuti, anche militari, a Kiev. E appoggiato tutti i pacchetti di aiuti previsti negli undici decreti fin qui approvati. Tra l’altro cinque di questi hanno la mia firma come ministro della Difesa del tempo. Continueremo a farlo, convintamente e con determinazione, fino a quando sarà necessario per arrivare ad una pace decisa dagli ucraini e che non potrà mai essere la resa all’aggressione e alla sopraffazione".

Segnale diretto alla segretaria Elly Schlein: basta tentennamenti di sinistra, basta dubbi e incertezze. E soprattutto basta inseguire il pacifismo a oltranza di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, e di Alleanza Verdi Sinistra. La linea di Guerini è uguale a quella dei socialdemocratici tedeschi che governano con i conservatori e sostengono il cancelliere Friedrich Merz. Una sinistra moderata, europeista, atlantica che non ha paura di affermare che il riarmo è "ineludibile", anzi lo scandisce bene, e che non vuole avere niente a che fare con i movimenti ultra pacifisti come certe frange estreme, violente e antisemite dei Pro-Pal.

Le parole di Guerini certamente non piaceranno a Schlein perché portano il Pd più verso Azione di Carlo Calenda che non verso la sinistra di Conte, Fratoianni, Bonelli e soprattutto della Cgil di Maurizio Landini. Ma aver scelto di parlare in modo chiaro e preciso a pochi giorni dalle elezioni regionali di domenica e lunedì è stata una scelta ponderata. Guerini schiera tutta l'ala riformista del Pd - che include Paolo Gentiloni, Piero Fassino e soprattutto l'ex premier Romano Prodi - su posizioni distanti da quelle della segretaria.

E alcuni interpretano le parole del numero uno del Copasir come una sorta di avviso a Schlein: anche se Roberto Fico dovesse vincere in Campania, sulla politica estera o si cambia rotta o prima o poi nel partito ci sarà una dolorosa resa dei conti. O con un cambio di leadership, improbabile al momento, e una scissione a sinistra. O con una rottura dei riformisti verso l'area di Calenda e Luigi Marattin, magari anche insieme a Italia Viva - Casa Riformista di Matteo Renzi.

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