Il commento/ Intrighi sul Colle? Tanti, ma sempre insabbiati
"I mali, che affliggono l'Italia, non dipendono dalla Costituzione del 1948, ma dagli intrighi di potere, dai tentativi golpisti, dallo stragismo impunito, dalle associazioni criminali, coperte da oscure complicità, dalla corruzione dilagante, dallo spreco selvaggio e dall'appropriazioni delle istituzioni da parte degli apparati di alcuni partiti". Parole ben più pesanti, quelle pronunciate nel 1991 dall'allora Presidente della Consulta, Ettore Gallo, della denuncia di Friedman dell' "italian job", andato in scena 3 anni fa nel fatiscente teatrino politico romano.
Un dirigente socialista, nell'era pre-Craxi, Giacomo Mancini, promosse una dura campagna, in polemica con l'inquilino del Colle dell'epoca, Giuseppe Saragat, e contro le trame delle "greche e degli ermellini".
Nessuno intervenne e quel caparbio parlamentare fu emarginato.
Ancora prima, Pietro Nenni alluse al "tintinnar di sciabole", in occasione del presunto mini-golpe del generale De Lorenzo, poi deputato del MSI, quando Capo dello Stato era il dc di destra, Antonio Segni, colpito da un ictus nel tempestoso luglio del 1964.
E, come oggi non ci si può non interrogare sulla consapevolezza, o meno, dei direttori dei 2 giornali italiani più diffusi sugli sviluppi del progetto Napolitano-Monti, la storia ci racconta di disegni torbidi, se non ispirati, certo mai stroncati da tanti primi cittadini della Repubblica. Tra i quali, il DC Giovanni Gronchi fu eletto grazie ai fondi neri dell'Eni, stanziati da Enrico Mattei, mentre per Leone la DC chiese e ottenne i voti del Msi di Almirante.
Sono, certo, molto preoccupanti il più recente intrigo sul Colle e l'affaire Napolitano-Mancino. Ma io sono ancora più turbato dal fatto che di tali intrighi venissero informati non i cittadini e neppure i parlamentari. Ma banchieri, grandi imprenditori, editori di influenti giornaloni.
Speriamo che forze nuove e non compromesse, come il M5S, si impegnino per diradare sterili polveroni e inutili beghe tra i vecchi partiti. E contribuiscano, almeno, a tentare di fare, finalmente, un'inchiesta, seria, sui tanti misteri d'Italia e sulle responsabilità, politiche e istituzionali.
Oltre che della rottamazione dei vecchi notabili, si avverte, nel Paese, l'esigenza di un salutare bagno di verità e di effettiva democrazia.
Pietro Mancini