L'analisi/ Governo Letta-Alfano, il compromesso necessario
di Sergio Luciano
Un compromesso, senza dubbio. Di breve sostenibilità, indubbiamente. Ma un compromesso necessario per guidare il Paese in una fase d'emergenza economica senza precedenti e, soprattutto, un compromesso “presentabile”, qualunque necrologio possa scriverne Grillo. Può essere questa la sintesi più semplice delle scelte fatte da Enrico Letta, presidente del consiglio, con i leader di Pd e Pdl e con il presidente Napolitano. Perchè la lista dei 21 ministri rappresenta un buon punto d'equilibrio tra la necessità di rappresentare al vertice sia uomoni graditi a Berlusconi sia a quel “grande gruppo parlamentare misto” che è oggi il Pd, badando però a tenere la barra al centro della gestione dell'economia per non scontrarsi con l'Europa ma non subirne acriticamente i diktat (soprattutto quelli per interposta Germania) trovando invece il modo di sprigionare risorse e misure capaci di sostenere la crescita economica e l'occupazione. Già, perchè i ministeri chiave sono quelli economici: e vedono un tandem di indubbia competenza tecnica e di orientamento moderatamente “keynesiano” nel ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e in quello del Lavoro Enrico Giovannini.
Saccomanni lascia la direzione generale di Bankitalia dov'era stato fidatissimo braccio destro del governatore Draghi che oggi presiede la Bce e da Francoforte argina la linea oltranzista dei falchi tedeschi, e avrà molto piacere di trovare in via XX Settembre un uomo in perfetta sintonia con lui, anziché in chiara distonia com'era diventato Vittorio Grilli nel corso dell'esecutivo Monti. Giovannini, dopo una lunga esperienza internazionale, ha avuto modo di condurre l'Istat su livelli di riconosciuta eccellenza internazionale, è stato “saggio” per il ministro Tremonti sui tavoli di studio di numerose riforme e “saggio” del Quirinale il mese scorso, è un uomo prudente, indipendente, certo non sgradito alla sinistra ma neanche al centrodestra e conoscitore come solo un grande statistico può essere delle peculiarità del sistema Italia. A Saccomanni e Giovannini spetterà il carico di dialogare con l'Europa, trovare risorse all'interno dello sterminato “giacimento” della spesa pubblica – 800 miliardi di euro che possono sprigionare molti margini di risparmio per nuovi investimenti – ridurre le tasse e incoraggiare, ma sul serio, il ritorno di una marcata iniziativa economica. Non è detto che ci riescano, ma è una coppia seria e qualificata, che non dobrà mai abbassare lo sguardo con nessuno interlocutore internazionale, e potrà contare su solidi agganci negli Stati Uniti, perchè è chiaro ormai a tutti che nella “terza guerra mondiale” scatenata dalla Germania in Europa con le armi dell'economia ancora una volta è Washington a rappresentare l'antidoto e il contrappeso ed ancora una volta sono gli americani ad aver bisogno di un'Italia libera dal giogo tedesco. Ieri, quello militare, oggi quello economico.
C'è poi una sopresa, alle cui mani viene affidato un ministero altrettanto cruciale, quello dello Sviluppo Economico: si tratta di Flavio Zanonato, attuale sindaco di Padova, un curriculum tutto politico, dalla scuola delle Frattocchie in poi, la fama di essere un bravo amministratore, un uomo solido, coraggioso, ma certo si direbbe del tutto digiuno di economia. Vicino a Franceschini, e comunque membro da molti anni della direzione nazionale del partito, raccoglierà solo una parte dell'eredità di Corrado Passera, perchè le Infrastrutture sono state “spacchettate” e date all'azzurro ciellino Maurizio Lupi, ma partirà come da zero, tutto da scoprire.