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Politica
Il governo non finisce a Genova. Con la revoca a breve tutto rientra

Fuori i Benetton dal Ponte di Genova. Per tutto il giorno i 5 Stelle hanno ripetuto in coro il leitmotiv, dal reggente Vito Crimi stamattina fino al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, l'uomo politicamente più rilevante, nel tardo pomeriggio. Nel mirino la decisione della ministra del Pd Paola De Micheli di lasciare la gestione del nuovo Ponte Morandi, ricostruito quasi a tempo di record, ad Aspi, ovvero alla famiglia Benetton. E così la temperatura politica si alza immediatamente, anche se - usando la metafora del meteo - non c'è nessun anticiclone africano in arrivo. Fonti qualificate del Movimento 5 Stelle vicine al titolare della Farnesina sottolineano come "non ci sia alcuna lite con il Partito Democratico", con il quale la collaborazione prosegue positivamente soprattutto all'indomani del varo del Decreto Semplificazioni.

Nel merito, in base a un provvedimento dell'esecutivo precedente, la gestione del Ponte di Genova ricostruito spetta al concessionario e, quindi, inevitabilmente per ora ad Aspi. Il tutto in attesa della revoca ai Benetton che, assicurano diverse fonti della maggioranza, arriverà in tempi brevissimi (il premier Giuseppe Conte da Madrid ha addirittura parlato di questa settimana). Se non è proprio una tempesta in un bicchier d'acqua poco ci manca: mediaticamente i grillini non potevano certo tacere e dovevano far vedere i muscoli alla loro base, ma ormai l'accordo con il Pd e il resto della maggioranza c'è e quando scatterà la revoca ai Benetton verrà tolto anche il Ponte Morandi.

Le fonti pentastellate assicurano che non c'è alcuna intenzione di rompere l'alleanza di governo e che "si va avanti con massima fiducia nel premier Conte". Il M5S è la prima forza politica in Parlamento e intende far valere i numeri, ma senza mettere a repentaglio la tenuta dell'esecutivo. Questo discorso vale anche per il Mes, sul quale i pentastellati non cambiano idea e si rifanno alle parole del presidente del Consiglio in quella ormai famosa conferenza stampa in cui disse che non conviene all'Italia e che è uno strumento superato. Frizioni e differenze di vedute, come sulle elezioni regionali del 20-21 settembre, ma nessuna crisi di governo all'orizzonte. Né oggi sul Morandi, né domani sul Meccanismo europeo di Stabilità.

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