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Politica
Il governo è vivo. Ma è anche vitale?

Un bambino può nascere vivo e può nascere morto. Ma anche fra i bambini nati vivi si fa la distinzione fra “vivo” e “vivo e vitale”. Vitale è iI bambino che si presume vivrà molti anni, mentre per il non vitale si presume che vivrà per un tempo molto breve. Per esempio perché affetto da tali malformazioni che non ne consentono la normale sopravvivenza. E nello stesso modo si può dire che l’attuale governo è vivo, ma non vitale.

La tara che ne mina l’esistenza è innanzi tutto la mancanza di concordia politica. I partiti che si sono associati nell’impresa non hanno gli stessi progetti e ancor meno gli stessi ideali. Addirittura, per quanto riguarda il M5s, non c’è concordia nemmeno al suo interno. Non a caso si parla di scissione fra l’ala governativa e l’ala che conserva la sua anima utopica e protestataria. E tuttavia il pericolo più grande è un altro.

Se i membri di una società in nome collettivo litigano su molte cose, ma nel frattempo beneficiano parecchio dei dividendi che ricavano dall’impresa, la loro animosità tenderà ad arrestarsi dinanzi al pericolo della perdita dei profitti. Se invece essi sono divisi da vecchi rancori, e per giunta la società sembra condannata al fallimento, non avranno nessuna remora dinanzi alla rottura definitiva. Ognuno aspetterà anzi il momento in cui gli altri uscirebbero molto danneggiati dal fallimento, mentre lui stesso ne potrebbe trarre beneficio. In queste condizioni la società non sarebbe più vitale.

Se ancora l’attuale governo si fosse fatto una buona fama, e se tutti gli pronosticassero una lunga vita, l’interesse sarebbe quello di sostenerlo con ogni mezzo, anche per raccogliere alla fine la gratitudine dei cittadini. Purtroppo, nella realtà questo governo è il più sconquassato e irriso che si ricordi. È perfino peggiore del secondo governo Prodi. Allora almeno erano tutti di sinistra e se pure litigavano (come sempre) almeno avevano idee generali comuni: alcuni erano più radicali, altri più moderati, ma l’imprinting era lo stesso. Nell’attuale governo invece siamo alla Torre di Babele. Il M5s è tanto contraddittorio e confuso da essere una sfinge e un modello di imprevedibilità. Il Pd è in condizioni meno cattive ma rischia il contagio. E gli elettori potrebbero imputargli una troppo facile rinuncia agli ideali del partito. Con l’aggravante di cedere dinanzi ad alcuni ragazzacci “scappati di casa”. Quando dalle parti del Nazareno dovessero accorgersi che il previsto consenso elettorale comincia a calare, non esiterebbero molto a trovare un casus belli.

Più facile è l’interpretazione da dare alla politica di Matteo Renzi. Qui non abbiamo traccia del vago idealismo, delle aspirazioni confuse e iconoclastiche del Movimento: qui abbiamo il più piatto, prevedibile, prosaico machiavellismo. Renzi appartiene alla Chiesa di chi dice: “Franza o Spagna purché se magna”. Non nel senso che non abbia idee – l’uomo è tutt’altro che uno stupido – ma nel senso che queste idee cedono sempre il passo all’interesse. Senza il minimo imbarazzo, con un’innocenza da animale da preda, si direbbe. Nessuna preoccupazione di fedeltà ai patti, di coerenza, di lealtà. Oggi i sondaggi gli consigliano di aspettare ancora un po’ e lui aspetta. Se domani le prospettive elettorali fossero allettanti, e gli consigliassero le urne, quand’anche tutti gli altri fossero a favore del governo, Renzi lo butterebbe giù con la stessa facilità e sfacciataggine con cui l’ha fatto nascere. Ecco un politico di razza.

La conclusione è mesta. O promettente, secondo i punti di vista. Se già finiscono con lo scoppiare le unioni partite sotto i migliori auspici – addirittura parlando d’amore, quando si tratta di matrimoni – figurarsi quanto può essere lunga la vita di una banda di complici che hanno l’unico interesse di spartirsi il bottino. A costo di ammazzare qualcuno dei compagni, solo per avere fette più grandi. Quanto a Renzi personalmente, sarebbe pronto ad “ammazzarli” tutti.

Del resto, anche umanamente, non è legato a nessuno di loro. Sarebbe felice di veder ruzzolare nella polvere dell’insignificanza Primi Ministri come Conte o ministri degli esteri come Di Maio. Lui sarà un figlio di buona donna, ma non è un ologramma. Ecco perché il governo non è vitale. Se possedessi azioni di questa società, mi affretterei a venderle.
 

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