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Politica
Il Ponte spartiacque tra un’ Italia oscura del passato e un nuovo Paese

Il Ponte Morandi potrebbe essere il simbolo di un passato italiano fatto di luci ed ombre, ma potrebbe pure essere il simbolo di un’Italia che svolta verso un nuovo Rinascimento.

Il gigante collassato aveva rappresentato per tanti anni l’Italia del boom economico. Quell’Italia che, da paese contadino emerso a pezzi dal dopoguerra, era riuscita a diventare la sesta potenza industriale del mondo. Ma rappresentava pure un’Italia che aveva imparato il senso dell’opacità del suo ‘fare affari’, del suo convivere con un modus operandi all’insegna della non trasparenza e del sottobanco. Un’Italia che ha convissuto con il fenomeno mafioso declinato in tutele più svariate maniere.

Tra gli attori che, in un modo o nell’altro, hanno ruotato nella vita del ponte e simbolicamente nel passato in chiaroscuro del Paese, tre hanno avuto ruoli da protagonisti: gli italiani, la politica e i poteri forti.

Il ponte Morandi. Italiani, politici e poteri forti i tre attori in campo

In primis gli italiani che, dopo il grande sforzo di far crescere il paese hanno dimenticato che per mantenerlo sano bisognava curarlo con poche semplici azioni: pagare le tasse, rispettare le regole, interessarsi di chi si andava a votare. Niente di tutto questo è stato fatto e per anni lo zoccolo duro dei politici non è cambiato, pochi cittadini hanno davvero rispettato le regole e molti hanno evitato di fare il proprio dovere fiscale.

Come secondo la politica. Qui sarebbe davvero troppo facile sparare. Cinquanta anni passati da uno scandalo all’altro, da un’attività corruttiva all’altra, nel totale disinteresse della gente pronta al giudizio sugli altri ma interessata ai fatti propri. Quali sono stati gli interventi straordinari ad opera dei Ministeri preposti ?

Non c’erano soldi da destinare ad interventi straordinari, seppur richiesti dagli esperti, a causa dei vincoli di bilancio da rispettare e imposti dal pareggio di bilancio.

Meglio tagliare sulle pensioni, dare 80 euro a tanti per acchiappare voti invece di curare strade, autostrade e ponti.

Il ponte Morandi. Più guadagni, meno manutenzione.

E il pareggio di bilancio imponeva i famosi vincoli europei stringenti e pesanti. Voluti quando e da chi? Dal Trattato di Maastricht del 1992, da quello di Lisbona del 2007 e dal pareggio di bilancio in costituzione del 2011 sostenuti dai vari Romano Prodi, Massimo D’alema, Mario Monti, con l’appoggio esterno di Mario Draghi.

 

E per terzi i poteri forti. Dal sistema bancario a quello imprenditoriale, tutti impegnati a fare affari, molto spesso sulla pelle del paese.

 

Il Ponte ne è un esempio, purtroppo, inquietante. Nella relazione del 2017 relativa all’attività del settore autostradale in concessione pubblicata sul sito del Ministero e dei trasporti è evidente una crescita esponenziale del fatturato (quasi 7 miliardi) e dei pedaggi. In calo solo gli investimenti ( addirittura del 20%) e la spesa per manutenzioni. Logica vorrebbe che avrebbe dovuto essere il contrario: a maggior traffico avrebbe dovuto corrispondere maggiore manutenzione e non solo magari guadagni. Ma la sicurezza degli automobilisti è stata messa in secondo piano rispetto alla massimizzazione dei profitti già di per sè abnormi.

 

Dopo il disastro l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia( sigh…) Giovanni Castellucci, ha parlato di una giornata «particolare» per Genova e per il Paese. «Chiediamo scusa. Non siamo stati capaci di far sentire la nostra vicinanza, da noi ci si aspetta un aiuto concreto».

Istituito un fondo per le prime esigenze per le famiglie delle vittime, gestito dal Comune di Genova, mentre l’obiettivo è quello di mettere a punto un progetto «serio e solido» per rifare nel più breve tempo possibile il ponte. «Otto mesi fra demolizioni e ricostruzione per una struttura in acciaio che avrà un minore impatto per la Val Polcevera». Sarà necessario procedere all’abbattimento delle abitazioni, anche per questo è stato pensato un fondo di indennizzo per chi dovrà abbandonare le case. Negli anni tutti, in modi diversi, si sono scusati.

Il ponte Morandi. Il nuovo Governo ha cambiato la musica.

Italiani tristi e furiosi solo per un po’ e poteri forti stanno facendo la loro parte di sempre. Chi sembra aver cambiato il copione è il Governo che, in maniera forse anche grossolana, ha voluto cambiare la parte.

‘ Chi ha sbagliato paga, e non pagherà (chissà quando)’ hanno detto sia Matteo Salvini, che Luigi di Maio che Giuseppe Conte.

Via la concessione ad Autostrade senza se e senza ma. Indipendentemente dalla riverenza, da sempre mostrata dai Governi passati, verso i simboli dei poteri forti.

 

Ecco perché la tragedia del ponte Morandi puo’ simbolicamente essere lo spartiacque tra un passato di ombre e un futuro da quasi paese normale. Anche perché, in questo cambiamento, che deve coinvolgere tutti gli attori spetta alla politica fare la prima mossa.

E il nuovo Governo, in questo caso, non ha avuto esitazione a farla. I due attori restanti sapranno fare altrettanto? 

 

 

 

 

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