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Politica
L'idea di una Lega Nord moderata. Maroni pronto a tornare in campo
Roberto Maroni

 

Da quando Roberto Maroni non è più il segretario federale della Lega Nord molte cose sono cambiate. Ed è proprio l’ex governatore della regione Lombardia, dalle pagine di Repubblica, a lanciare il monito a Matteo Salvini, a cui ha lasciato il posto nel 2013, ma che definisce ancora come suo naturale successore: “L’innovazione è quella di aver superato la dicotomia tra destra e sinistra, che poi è ciò che voleva fare da sempre la vecchia Lega. Oggi non ha più senso parlare di centrodestra, con un’area moderata e una populista. Esiste solo un’area sovranista e al suo interno c’è spazio per una componente centralista e un’altra autonomista. Si gioca dentro uno schema diverso”.

E in questo schema ci sarebbe spazio anche per una nuova realtà politica. Un partito che ritrovi l’identità originaria della Lega Nord e che torni ad occuparsi dei problemi del settentrione: “L’Italia degli 8 mila comuni e delle diversità ne ha bisogno. Si può essere sovranisti e insieme autonomisti e ad oggi quest’area non ha un reale interlocutore”.

Un partito, beninteso, che non si opponga alla Lega ma che le sia di supporto e aiuto: “Credo che nel 2020 si tornerà al voto e a quel punto ci sarà davvero bisogno di questa seconda gamba a fianco della Lega. Dire continuamente che il governo andrà avanti per cinque anni mi sa di excusatio non petita. È interesse di Salvini portare il prima possibile a profitto il consenso”. Ma allo stesso tempo Maroni esclude di ritornare in campo per candidarsi solo nel ruolo di “osservatore senza incarichi e senza ruoli”.

“Il successo è sotto gli occhi di tutti”. Maroni esprime soddisfazione per il 30% di consenso raggiunto da Salvini, di cui riconosce l’efficacia comunicativa, ma avverte: “Da Renzi in poi il registro è cambiato, prima la forza di un partito durava anni, oggi è tutto più effimero. Dico anche che è un successo dato dai sondaggi, un consenso che va alimentato continuamente, da qui l’uso spasmodico dei social”.Questione TAV

Secondo Maroni il progetto Tav non verrà bloccato ma andrà avanti dopo che il Movimento 5 Stelle sosterrà di averne cambiato la natura: “Un maquillage gattopardesco, cambiare tutto per non cambiare nulla”. Ma sarà l’economia, definita come - grande incognita - a sancire i problemi più grandi per il governo perché prima o poi bisognerà prendere decisioni “impopolari”.

“Prima gli italiani” è il messaggio principale della campagna di comunicazione di Salvini. Uno slogan adattato ad ogni situazione e campagna elettorale. “Prima gli abruzzesi” e “Prima i sardi” sono gli ultimi esempi. Ma fu Maroni a coniare la versione originale in quel “Prima il Nord” che da sempre ha contraddistinto la politica della Lega. Una matrice che oggi rischia di essere messa da parte “Il mio auspicio è che l’avanzata della Lega serva a rafforzare le risposte necessarie per la questione settentrionale e non il contrario. I ceti produttivi sono presenti soprattutto al Nord e hanno bisogno di una rappresentanza particolare, fatta di concretezza e coraggio”.

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