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Politica
Nucleare e Ponte sullo Stretto: Salvini e la battaglia contro l'Italia dei no

Attesa una delegazione di pennuti e pesci al Ministero

L’Italia è indubbiamente un Paese particolare, una sorta di unicum che ci caratterizza nel mondo, una sorta di marchio di inaffidabilità, almeno tra i Paesi occidentali avanzati.

Ci sono molti esempi che corroborano questa affermazione.

A cominciare con il primato nucleare che avevamo negli anni ’60, gli anni del boom economico, e che abbiamo incredibilmente perso con la condanna e l’arresto di Felice Ippolito, il capo del C.N.E.N, Comitato Nazionale Energia Nucleare.

Avevamo know–how e fisici ed ingegneri di livello internazionale, come Giorgio Salvini, dell’Università di Milano, ma il progetto nucleare cozzava evidentemente con altri interessi energetici e con lobby e potentati molto attivi in politica allora come adesso.

Nel 1987 ci fu poi il referendum dopo Chernobyl, un’occasione che sfruttarono arrembanti neopolitici. Edoardo Amaldi, collaboratore stretto di Fermi e rifondatore della fisica italiana nel dopoguerra ebbe a chiamarli senza mezzi termini “cretini”.

Poi il resto è purtroppo cronaca di un Paese, il nostro, che combatte il nucleare ma poi compra energia dalla Francia che la produce vicino alle nostre frontiere, naturalmente a prezzo maggiorato.

Questo fa il paio con i termovalorizzatori che sono fondamentali –come dice l’UE- per chiudere virtuosamente il ciclo dei rifiuti. Ma sono avversati da “ambientalisti della domenica” il cui unico scopo è quello di mantenersi il proprio orticello elettorale. Intanto Roma soccombe sotto un oceano di immondizia e un’opposizione solo ideologica, come quella di Virginia Raggi.

Si è poi generata in tutto il mondo -ma in Italia in particolare- l’idea che tutto possa girare ad energia rinnovabile; tuttavia esse non sono sufficienti, sono costose (sostenute da incentivi) e soprattutto non sono stoccabili in batterie efficienti ed è questo il vero motivo per cui, ad esempio, il mercato dell’auto elettrica non decolla, oltre quello del costo esorbitante. D’altro canto il nucleare legato alle immagini gotiche di Chernobyl è stato ormai ampiamente superato dai reattori di IV generazione.

Il materiale fissile, cioè il combustibile, è sempre l’uranio oppure il plutonio. Gli obiettivi della IV generazione sono incentrati sulla sicurezza, la riduzione delle scorie e la diminuzione dei costi progettuali. La UE ha riconosciuto l’assoluta sostenibilità ambientale del nucleare inserendolo nella “tassonomia” delle attività da incrementare, come previsto dal Green Deal europeo, il patto che dovrebbe far raggiungere la neutralità climatica per il 2050.

Ma, come noto, l’UE viene citata solo per misure che danneggiano l’Italia non quando la sviluppano.

Il nucleare è fondamentale, ad esempio, per combattere i cambiamenti climatici e sempre più scienziati lo affermano.

L’altro campo di opposizione a tutto è rappresentato poi da quello delle Infrastrutture, soprattutto se strategiche, ad esempio il Mose e il Ponte sullo Stretto.

Per il primo ci sono voluti decenni di battaglie per farlo, contro gli asini del no – tutto che hanno cercato di fermarne la costruzione in ogni modo, ma non ci sono fortunatamente riusciti ed ora protegge una perla di città come Venezia, dalle acque.

E poi c’è il Ponte di Messina la cui progettazione data gli antichi romani e che sembra essere un’opera che attira tutti i suonati e gli strambi dell’universo mondo nella loro opposizione strenua e irrazionale.

I vantaggi di collegare la Sicilia al continente sono evidenti in termini di comodità dei trasporti di merci e passeggeri e soprattutto di risparmio dei tempi. Ci provò Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture ma fu bloccato dai verdi dell’epoca e da miglia di fanatici contestatori.

Ci sta riprovando adesso il nuovo ministro Matteo Salvini e deve combattere contro gli stessi identici problemi di allora. Nulla è cambiato.

Pur di non fare questa Grande Opera strategica ci si inventa di tutto.

I contestatori tirano fuori ipotesi lunari, come il fatto che i pesci dello Stretto sarebbero turbati dai riflessi solari e quindi vivrebbero un disagio esistenziale bisognoso dell’opera di uno psicologo ittico.

Oppure c’è chi ha tirato fuori che i piloni (come del resto le eliche dell’eolico) produrrebbero vere e proprie stragi di pennuti, quando l’unico vero effetto darwiniano sarebbe solo quello di migliorare l’intelligenza collettiva del gruppo, eliminando i soggetti più allocchi.

Salvini ora ha rilanciato sia il nucleare che il Ponte sullo Stretto e sono tornate le solite lagne dei no – tutto, concentrati a bloccare lo sviluppo dell’Italia. Ma l’impressione è che questa volta si andrà avanti, in attesa che una delegazione di pennuti e pesci si facciano vedere dalle parti di Porta Pia.

 

 

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