La parola di Napolitano per salvare il Cav
Epifani, che non è mai stato un genio e neppure un cuor di leone, ha annunciato, con eccessiva fretta, che il Pd voterà, insieme a Grillo e a Vendola, "contro" Berlusconi, il capo del partito con cui sta governando il Paese. Non è l'improvvido preannuncio della rottura con gli alleati berlusconiani?
La guerra tra le toghe- e i settori più influenzati dai magistrati di lotta - e Silvio continuerà.
A Milano, la giustizia con il Presidente del Pdl è stata, sempre, molto rapida.
Lo sarà nei prossimi mesi, dopo la pausa estiva. E, dunque, è tutt'altro che una vittoria la sentenza per il prof. Coppi, pur molto valoroso avvocato di Berlusconi, chiamato, forse, in ritardo nel collegio difensivo.
Le carte ce le ha avute, in mano, ancora una volta, la sempre più potente magistratura. E continuerà ad averle, nei prossimi mesi. Il verdetto, pesante, delle toghe d'ermellino non è riconosciuta validità da un settore molto consistente dell'elettorato.
Consapevole della necessita di interrompere la guerra ventennale tra politica e toghe e di sanare la, profonda, spaccatura nel Paese, Napolitano potrebbe concedere la grazia a Berlusconi. Un gesto contro la magistratura ? No, un'autonoma e responsabile iniziativa del Capo dello Stato.
Come nonno Giorgio ricorderà, il "suo" Pci chiese e ottenne da Saragat la grazia per Moranino. Costui era stato condannato all'ergastolo per aver ucciso alcuni partigiani e le loro mogli, "colpevoli" di aver osato dissentire dagli ordini dei capi del Pci, durante la Resistenza. E, una volta graziato, Moranino, che si era rifugiato a Praga, ritornò in Italia e il partito di Togliatti, e di Napolitano, lo fece eleggere senatore.
Il governo Letta, rafforzato dalla decisione del Colle, andrebbe avanti, se riuscirà a resistere ai settori "crisaioli".
Il Parlamento cestini il "Porcellum" e vari una nuova legge elettorale. Si arriverà, almeno, alla primavera del 2014, quando gli italiani, quasi certamente, saranno chiamati a rinnovare, oltre al Parlamento europeo, Camera e Senato.
Pietro Mancini