La sostanza del Capo dello Stato
Di Ernesto Vergani
E’ secondario che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, si rechi in treno a Firenze e in tram a Scandicci per l’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola Superiore della Magistratura.
Certamente è un messaggio utilissimo. Gli italiani apprezzano che il loro più alto rappresentante istituzionale si attenga a principi di low profile e understatement.
La gente soffre economicamente e i politici sono mal visti, oltre che per opportunismi, ruberie e scandali di disonesti, per dubbi sulla loro qualità intrinseca di politici appunto, per come sono selezionati, per quali abilità e/o meriti occupino quei posti che dovrebbero essere massimo onore. Si può dubitare che molti degli aventi diritto degli oltre 61 milioni di italiani sarebbero più degni di molti dei 630 deputati e 315 senatori attuali.
Va inoltre detto che gli italiani sono consapevoli, e proprio per questo rispettano e stimano il gesto di Sergio Mattarella, del fatto che una simile scelta è anche strumento di comunicazione. Un conto è acquistare il biglietto in stazione e dal tabaccaio, un altro viaggiare accompagnati dal “maggiordomo”.
Cionondimeno, per completezza, è legittimo che un leader politico abbia corsie riservate per spostamenti nelle sue funzioni sia per quantità degli impegni sia per ragioni di sicurezza. Si pensi a un leader politico che debba recarsi nella stessa giornata da Roma a Milano a Bruxelles a Berlino. Impossibile che utilizzi mezzi ordinari.
Di là di tutto ciò, sicuramente gli italiani del loro Capo dello Stato primariamente giudicano positivamente le sue prerogative di interagire con la funzione legislativa e normativa del Parlamento e del Governo ossia i suoi poteri di autorizzare disegni di legge, emanare decreti e regolamenti, rinviare alle Camere leggi non promulgate.